Minuta di lettera del ministro del Lavoro e previdenza sociale Carlo Donat-Cattin a Giulio Andreotti, Roma 13 novembre 1990
Unità archivistica
Segnatura archivistica
FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 728
Data
13/11/1990
Note
carta intestata "Il Ministro del Lavoro e della previdenza sociale"; firma autografa; originale in Istituto L. Sturzo, Archivio Giulio Andreotti, 1520; lettera pubblicata in L'Italia di Donat-Cattin. Gli anni caldi della Prima Repubblica nel carteggio inedito con Moro, Fanfani, Rumor, Forlani, Andreotti, Piccoli, Zaccagnini, Cossiga, De Mita (1960-1991), a cura di V. Mosca e A. Parola, Marsilio, Venezia 2012.
Testo:
Caro Presidente,
a oggi, martedì, 13 novembre 1990, non abbiamo fatto nemmeno una riunione formale del Consiglio dei ministri degli Affari sociali.
Il motivo è che non è pervenuta dalla Commissione alcuna proposta di direttiva, regolamento etc. fornita dei pareri prescritti (Parlamento e Comitato economico-sociale).
1. Per contro: sono stati indetti due Consigli informali dei ministri degli Affari sociali. A Saint Vincent (12 luglio) abbiamo esposto gli obbiettivi della presidenza italiana, discusso sullo stato dei lavori e richiesto la calendarizzazione in tre semestri di quanto attuabile nella Carta sociale; abbiamo ribadito le priorità del semestre italiano.
A Roma (25 settembre 1990) abbiamo presentato un Memorandum italiano - bozza provvisoria - su "Problemi posti dalle prospettive di trasformazioni demografiche e sociali nei popoli dell'Europa".
Sul memorandum si è svolta una discussione dalla quale è emersa l'attualità dei problemi: della famiglia (in rapporto, anche, alla caduta demografica); dell'invecchiamento (connesso alla crisi del sistema pensionistico); delle immigrazioni (Sud e Est).
2. Subito dopo il Consiglio informale di Roma, la Coface (referente della Cee per le politiche familiari) ha fatto il suo convegno presenti le delegazioni di 11 Paesi e 4 ministri, esaminando il memorandum italiano.
Sul memorandum italiano abbiamo convocato, come Cee, due seminari.
A Firenze (8, 9 e 10 novembre) è stato affrontato il tema: "Trasformazioni della popolazione in Europa: prospettive a problemi demografici e sociali. Politiche della famiglia".
A Torino (5, 6 e 7 dicembre) sarò affrontato il problema delle pensioni obbligatorie, i cui sistemi sono in crisi.
3. Il 26 novembre si svolgerà il primo Consiglio formale.
Avremo una discussione politica sulle direttive per il rapporto di lavoro atipico (il tema è unico; ma la Commissione lo ha articolato in tre proposte di direttiva, con basi giuridiche diverse: 100, 100°, 118A). Per il lavoro atipico non esiste accordo appunto sulle basi giuridiche e, in sostanza, non è possibile avere l'approvazione con l'art. 100 (unanimità) poiché mancherebbe sempre almeno il voto inglese.
È certo che questioni analoghe sorgeranno per le direttive sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione, sui lavori d'appalto e subappalto etc.: cioè su tutte le questioni di rilievo della Carta sociale.
Devo, perciò, affermare che la Carta sociale, votata da 11 Stati, trova, con l'esclusione dell'Italia, del Belgio e del Lussemburgo, gli Stati membri in posizione obbiettivamente contraria all'attuazione nei suoi punti caratterizzanti.
Contro l'opinione della Commissione, non abbiamo messo all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri del 26 p.v. le due direttive sul lavoro atipico che hanno i pareri.
Se arrivassimo al voto, infatti, ne passerebbe una sola: quella sulla sicurezza e salute (118A).
I sindacati sarebbero stati disposti a vederne passare non tre, ma, appunto, due (100A e 118A); se si tratta, però, soltanto di quella per la protezione e la salute (118A), al contrario della coesione sociale si otterrebbe il radicale dissenso delle rappresentanze dei lavoratori.
Non c'è bisogno, infatti, di alcuna Carta sociale per impostare direttive sulla sicurezza e la salute.
Il problema è dunque politico e investe tutta la Carta europea dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori. Occorre un incontro tra noi per chiarire lo stato delle cose descritto. Non mi è stato finora possibile né con te, né con De Michelis .
4. In margine alla questione della Carta sociale, i rappresentanti tedeschi hanno esposto a noi le loro richieste per la Conferenza intergovernativa sui diritti allo scopo di modificare i sistemi di votazione: all'esclusione dell'unanimità farebbe riscontro l'innalzamento della maggioranza qualificata dall'attuale rapporto (54 a 76) al rapporto 66 a 76. Una proposta che metterebbe ai margini il Regno Unito, ma darebbe potere di blocco a qualsiasi altro Stato.
Di più, per poter votare con questa altissima maggioranza qualificata nel Consiglio, occorrerebbe che il Parlamento si pronunciasse con i due terzi degli eletti: il che non è finora quasi mai accaduto.
I tedeschi non suppongono cambiamenti di materia.
Non si vede come, per questa strada, gli 11 favorevoli alla Carta sociale la possano attuare.
5. Abbiamo partecipato al Comitato permanente dell'impiego (Bruxelles, 30 ottobre). Ad esso ho presentato ed esposto le conclusioni del presidente del Consiglio degli affari sociali.
Quelle conclusioni chiedono la costituzione di un gruppo di lavoro di alto livello internazionale per studiare il problema delle interdipendenze tra politiche economiche della Comunità e politiche regionali, giacché il distacco delle aree in ritardo di sviluppo pare essersi in media accentuato. È stata lasciata indeterminata la competenza per consentirci di parlarne: sarebbe bene farlo con urgenza.
6. Abbiamo presentato una proposta per la comparazione delle qualifiche; è all'esame del Consiglio del 26 p.v.
7. Farò seguire:
a) le indicazioni emerse dal seminario di Firenze sulla famiglia;
b) proposte di modificazioni dei trattati.
Abbiti i più cordiali saluti
Donat-Cattin.
P.S. Ho scordato di rammentare la 2ª Conferenza europea dell'economia sociale (Roma, 13, 14 e 15 novembre). Anche di essa ti farò avere le indicazioni conclusive.