Minuta manoscritta e dattiloscritta di lettera di Carlo Donat-Cattin al direttore de «La Stampa» Arrigo Levi, Roma 4 marzo 1977
Unità archivistica
Segnatura archivistica
FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 935
Data
04/03/1977
Contenuto
"Il suo collaboratore Mario Deaglio ripete sulla Stampa di ieri, senza essersi documentato, una inesattezza che mi riguarda.
La sera del 29 dicembre scorso risposi ad alcune domande che mi rivolgeva il giornalista Maino del TG 1 e indicai una previsione di tendenza: "Quello che può capitare nel corso del 1977... nelle condizioni attuali del credito, politica monetaria, interventi, mercato internazionale, mercato nazionale, costo del lavoro, costo del denaro". La previsione era che avremmo avuto intorno al mese di febbraio un punto di svolta (letteralmente "l'arresto della fase progressiva", cioè della fase ascendente del ciclo) e, nell'arco dell'anno, una caduta industriale misurata in 500-600 mila occupati ("se non intervengono alcune modificazioni").
Alla successiva domanda, se ero decisamente pessimista, la mia risposta fu: "Non sono né pessimista, né ottimista. Sto chiedendo da tempo che la politica di compressione della domanda interna abbia un bilanciamento in uno stimolo alle esportazioni senza il quale non potremo mantenere i livelli di occupazione; e in una spinta agli investimenti, per evitare un terzo anno di riduzione degli investimenti con lesioni strutturali del sistema produttivo".
Questa seconda era la parte essenziale del discorso e, da allora, "alcune modificazioni" (costo del lavoro, ad esempio) sono state avviate o tentate. Esse sono tuttavia insufficienti e - nelle grandi linee della previsione di notevole difficoltà - come non ho avuto, non ho "ripensamenti". La mia indicazione di allora dispiacque ai comunisti, che se diedero, attraverso l'on. Eugenio Peggio, la stregonesca versione del disastro entro febbraio, la quale non ha corrispondenza né nella lettera, né nello spirito delle mie dichiarazioni alla TV: Mario Deaglio aveva tutta la possibilità di verificarlo.
L'ipotesi dello sviluppo zero fu espressa davanti a una commissione parlamentare dal ministro del Tesoro. Ipotesi di tal fatta diventano indirizzi politici; un indirizzo, quello, che non ho condiviso e non condivido. Esistono oggi maggiori possibilità di avere un 1977 che eviti lo sviluppo zero, ma quelle possibilità non sono consolidate in alcun modo e non hanno grande aiuto nell'atteggiamento che si delinea di fronte alle iniziative dirette a riavvicinarci, con i diversi costi, al livello delle altre economie industriali.
Il discorso si farebbe lungo, mentre tenevo soltanto a precisare che il dovere di verificare le informazioni fa parte della nostra professione.
Le sarò grato se vorrà pubblicare quel che Le ho scritto, rimanendo a disposizione per ogni chiarimento e dibattito".
Allegato: ritaglio de «La Stampa» del 3 marzo 1977 con l'articolo "I falsi profeti. Niente sviluppo zero" di Mario Deaglio.