Fondazione Carlo Donat-Cattin - Polo del '900

Minuta di lettera di Carlo Donat-Cattin al direttore de «Il Popolo» Corrado Belci, Roma 3 novembre 1977

Unità archivistica
  • Segnatura archivistica

    FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 942

  • Data

    03/11/1977

  • Contenuto

    "Leggo vecchi giornali e noto che anche Il Popolo (19 ottobre scorso) mi attribuisce dichiarazioni che non ho mai pronunciato, raccogliendo, evidentemente, qualche nota di agenzia, in particolare su un mio discorso a Genova.
    A Genova, come altrove, credo di avere esposto indicazioni di non difficile comprensione:
    1) l'inflazione è fermata, non vinta: occorre continuare a combatterla ed è quindi giusto contenere ancora (non già contrarre) i consumi interni;
    2) è però necessario, del pari, evitare una politica di depressione, che può deteriorare l'apparato produttivo e continuare a deteriore l'occupazione; perciò dobbiamo pensare a un incremento degli investimenti (da tre anni assai bassi) e a espandere l'esportazione;
    3) ogni disegno sarebbe annullato senza riaffrontare i temi del costo del lavoro per unità di prodotto e del costo del denaro.
    A proposito del costo del denaro ho richiamato una recente proposta: quella di migliorare il rendimento del portafoglio vincolato delle banche e della riserva; non già "l'aumento della riserva delle banche", come si è scritto, un'assoluta strampaleria che avrebbe effetto opposto.
    Sempre per quel che riguarda il credito, ho detto che 10 mila domande di credito agevolato autorizzate dal Ministero dell'industria sulla vecchia legge 623 sono in corso di esame presso gli istituti di credito e che se non si proroga il termine del 31 ottobre 1977 (poiché nel precedente Consiglio dei ministri non era stato possibile ottenere quella proroga), alcune migliaia di medie e piccole aziende avrebbero aggiunto difficoltà a difficoltà, perché tutte le pratiche sarebbero state annullate e i fondi rimandati alla legge 183, che per ora è inoperante.
    Nulla di tutto questo riguarda la legge sulla riconversione.
    Della legge 675 sulla riconversione ho ricordato la macchinosità - voluta dal Parlamento con un taglio che è pieno di sospetto verso l'esecutivo, un sospetto che finisce per determinare tempi lunghi - e quindi il limitato effetto che avrà nel 1978.
    Ciò nonostante, ho poi aggiunto, la valutazione dei flussi possibili di credito agevolato (ex 623; nuovo finanziamento tipo 623 per la piccola e media industria al Centro-Nord che si metta finalmente in moto con la legge 183; legge 183 nel Mezzogiorno; legge 675 sulla riconversione; leggi residue sul Mediocredito e su settori speciali) potranno finanziare nel 1978 circa 3.000-3.550 miliardi di investimento (non già tre e mezzo) sempre che la politica del Tesoro e dell'autorità monetaria lo consenta.
    L'intervento della mano pubblica dalla parte della domanda - ho pure aggiunto - può essere attuato senza ritardo là dove blocchi d'investimento sono già pronti: piano energetico e telefonia. Quegli investimenti sono possibili se le aziende rispettive (Enel e Sip) si presenteranno con bilanci validi sul mercato dei capitali, in particolare su quelli esteri (lasciando spazio all'interno dell'economia privata): bilanci validi sono quelli che pareggiano dando la giusta parte all'autofinanziamento. Di qui nascono le necessità di revisione tariffaria".
    Allegati:
    ritaglio de «Il Giornale» del 19 ottobre 1977 con articolo "Donat-Cattin assai pessimista sulle prospettive economiche" (con minuta autografa Donat-Cattin della lettera al direttore);
    ritaglio de «Il Fiorino» del 19 ottobre 1977 con articolo "La contrazione dei consumi interni è la ricetta di Donat-Cattin per uscire dall'attuale recessione";
    ritaglio de «la Repubblica» con articolo "Alla fine del '77 ci saranno altri 250 mila disoccupati. Donat-Cattin prevede una paralisi del credito a medio termine";
    ritaglio de «Il Popolo» del 19 ottobre 1977 "Donat-Cattin: come uscire dalla crisi".


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