Minuta di lettera di Carlo Donat-Cattin al redattore de «Il Giornale» Francesco Damato, Roma 2 dicembre 1982
Unità archivistica
Segnatura archivistica
FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 956
Data
02/12/1982
Contenuto
"Leggo sul Giornale di oggi la tua soddisfazione per l'esclusione mia dal governo, associata a quelle di Andreotti e Bisaglia.
Ne sento un certo rammarico.
Ho acconsentito, dopo molte titubanze, a che si facesse il mio nome per cercare di superare un certo grado di frustrazione dell'area e la sua crescita quale conseguenza da ultimo della preventiva rinuncia di Forlani alla candidatura per la presidenza del Consiglio ed in generale della bolsa condotta del gruppone forlaniano dopo il congresso. Questa gestione pigra e miope del gruppone ha lasciato largo spazio alla saldatura De Mita - Mazzotta, che orienta la Dc verso linee secolarizzate e tecnocratiche che ne renderanno abusivo il nome. No, non esiste al presente un pericolo centrale di associazione con i comunisti; esiste quello di un grigio appiattimento magari in chiave liberal-democratica, destinato a vita breve perché mancante di ogni tensione morale e spirituale. Può sembrar molto dopo l'impaludamento degli ultimi tempi, ma è l'orma della sconfitta per una grande lotta ideale.
Non vedo, nel senso nel quale è stata immaginata una possibilità di mia partecipazione al governo, che cosa abbia da condividere con altri nomi, la storia dei quali è completamente diversa.
Il cinismo montanelliano, del quale tu stesso mi hai parlato, probabilmente ha finito per conquistare o, più esattamente, per devastare anche te.
Può destare una certa buona impressione il ringiovanimento del governo. Ma occorre, al di là della superficie, vedere di cosa si tratta. Tu hai più elementi di me per rendertene conto. Io ho ricostruito qualcosa e pubblicherò su Terza Fase, numero uno, che finalmente comincerà ad uscire".