Fondazione Carlo Donat-Cattin - Polo del '900

Minuta di lettera di Carlo Donat-Cattin a Giulio Pastore, Torino 30 giugno 1958

Unità archivistica
  • Segnatura archivistica

    FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 1015

  • Data

    30/06/1958

  • Contenuto

    "Ecco, in sintesi, i motivi della nostra perplessità sulla Tua decisione di partecipare al Governo.
    Vien fatto prima di tutto di chiedersi se esiste ancora oppure è defunta la corrente di Forze Sociali. E la domanda non nasce tanto dai fatti della prolungatissima mancanza di riunioni e dibattiti, dall'assenza di posizioni concordate in Consiglio nazionale, del dissolvimento - mai ufficialmente riconosciuto - di un certo "vertice", della mancata consultazione dello stesso per questa decisione e per altre, quale la composizione del Direttivo del gruppo parlamentare, eccetera.
    La domanda supera i termini analitici di una situazione critica, sui quali non abbiamo insistito rendendoci conto di alcune difficoltà e provando, al contempo, una certa amarezza per le meschine cose che impediscono una robusta e necessaria espressione politica. La domanda è estremamente più pesante e vuole una risposta chiara: con la partecipazione del massimo esponente della Cisl al Governo - decisa dalla Cisl, come espressione sindacale - sono poste in forse le funzioni da svolgere in rapporto con le ragioni che crearono la corrente politica di Forze Sociali.
    La partecipazione al Governo, infatti, è subalterna rispetto alla attuale maggioranza della Democrazia cristiana. E subalterno diventa il ruolo di Forze Sociali, cioè in un certo senso pleonastico e inutile senza avere assolto compiti decisivi, dal momento che non possiamo parlare - nonostante la partecipazione del massimo esponente della Cisl al Governo - di un partito nel quale i lavoratori abbiano peso dominante, di uno Stato nel quale i lavoratori siano inseriti più che nel 1953 o nel 1948.
    Gli altri motivi di perplessità sono più semplici, alcuni locali e alcuni nazionali.
    1) Dopo aver detto: "Pastore rinuncia al MEC per stare al sindacato" è passato troppo poco tempo per capovolgere con forme garbate lo slogan.
    2) Siamo in una fase di recessione organizzativa (C.I. soprattutto in declino) ed economica
    3) A Torino già vengono fatte circolare voci per cui l'andata al Governo (cioè l'abbandono della Segreteria della Cisl) è un risultato ottenuto dalla "Gran Madre" (la Fiat) per togliersi dai piedi chi le ha dato fastidio
    4) Noi siamo in ballo nella questione Fiat, senza che molti altri elementi del centro abbiano dato prova di voler agire e per sostenere posizioni di principio sacrosante e per far evolvere la situazione e per bloccare vergognosi recuperi: collega tu con quel che è scritto al punto precedente e vedi il risultato, per lo meno psicologico, che mette Arrighi e Rapelli in condizione di vantaggio notevole rispetto all'istante precedente la decisione di andare al Governo.
    Questi i termini negativi e crediamo che capirai benissimo e non Ti offenderai dell'estrema franchezza.
    Siamo rammaricati soprattutto della rinuncia a un ruolo politico di alternativa per l'accettazione di un ruolo subalterno, proprio nel momento nel quale sembrava necessario rinsaldare e allargare le file - mettendo una pietra sopra lo scarso funzionamento politico degli ultimi tempi - per adempiere all'indispensabile compito di una opposizione in sviluppo, mentre la corrente di iniziativa ha assunto in pieno l'aspetto di maggioranza e sarà quindi portata ad assestamenti centristi.
    In mancanza di una espressione politica differenziata, di fatto, il Sindacato è portato ad essere organizzazione settoriale e particolaristica: una pedina nel gioco.
    Al quadro delle nostre valutazioni e dei nostri ragionamenti aggiungiamo di cuore, in ogni caso, ogni più affettuoso augurio ed anche quello di vederti presto a Torino, per una discussione comune".


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