Minuta di lettera di Carlo Donat-Cattin a Giulio Pastore, Torino 15 febbraio 1959
Unità archivistica
Segnatura archivistica
FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 1023
Data
15/02/1959
Contenuto
"Nel pomeriggio di ieri ho sentito il fortissimo malcontento e il dissenso dei nostri amici torinesi per la partecipazione al Governo.
Avevamo indetto, per la verità, una riunione regionale di Rinnovamento, con pochi elementi per provincia, ma la sala del convegno si è andata affollando e la discussione da organizzativa è diventata politica. Credo di non aver escluso alcun argomento a disposizione per sostenere la linea che è stata adottata. Parecchi degli intervenuti se ne sono andati prima delle conclusioni; la maggioranza dei rimasti ha espresso alla fine - per alzata di mano - un consenso pochissimo convinto. Era presente anche Abbiate, che Ti potrà a sua volta riferire.
Anche dopo la riunione, più di uno di quelli che avevano infine consentito mi ha detto di averlo fatto soltanto per non inasprire la situazione a gioco finito e per riguardo e amicizia.
Su questa posizione sono tutti i migliori, da Bodrato a Borra, da Detragiache a Garabello, Zandono, eccetera.
Sono rimasto incerto, se riferirtene oppure no, anche perché mi ricordo la polemica in occasione della Tua personale partecipazione al Governo Fanfani. Ma è prevalsa in me l'opinione che non sono mai validi, nell'amicizia, i motivi per non essere sinceri.
Perciò te ne scrivo.
Il malcontento e il dissenso per la posizione partecipazionista - mi si dice, ed ho potuto verificarlo in queste poche ore - riflettono opinioni più larghe del nostro ambiente. Anche parecchi sacerdoti vicini a noi si mostrano amareggiati, sostenendo che la resistenza ad una svolta - per quanto orami forzata - si dovrebbe sostanziare, sia pure col voto favorevole a Segni, di una più severa e rigida riserva, che la partecipazione esclude. Siamo accusati, cioè, di debolezza e di trasformismo. Replicare che un comportamento irrigidito è massimalistico non serve: lo sarebbe, replicano, se vi avessimo chiesto e vi chiedessimo di astenervi, alla Camera, o di votare contro.
Più di uno - nel caso della riunione - ha lamentato che, per decisioni di questa importanza, non sia stata sentita la periferia.
Io continuo a ricevere telefonate di amici e nessuno è contento della partecipazione; alcuni sono addirittura ironici.
Mi dicono che a Milano l'atmosfera non sia molto differente.
A mio giudizio, bisogna valutare questo stato d'animo periferico con obbiettiva calma".