Fondazione Carlo Donat-Cattin - Polo del '900

Minuta di lettera di Carlo Donat-Cattin al segretario politico della Dc Aldo Moro, Torino 2 gennaio 1960

Unità archivistica
  • Segnatura archivistica

    FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 1032

  • Data

    02/01/1960

  • Contenuto

    "Insieme con gli auguri più belli per l'anno che nasce, di salute spirituale e fisica, di pace, Ti scrivo, e mi vorrai perdonare, alcune considerazioni e richieste meno riposanti ed ilari.
    Ecco, in primo luogo, un appunto sul "regolamento del tesseramento": all'articolo 5 si prescrive che i cinque membri della Commissione provinciale indicati dal Comitato provinciale devono essere eletti "in modo che sia rappresentata la minoranza". Io avevo indicato l'opportunità che si parlasse di garanzia della rappresentanza delle minoranze, e il plurale aveva ed ha il suo chiaro significato. La mia proposta fu accolta, ma non ne è rimasta traccia e perciò reclamo.
    In secondo luogo, per una questione occorsa nella 1ª sezione di Torino, ho scritto a Berloffa facendogli sapere che avrei chiesto un giudizio della Direzione.
    Si tratta di un caso procedurale che deve essere definito nel principio e sul quale l'ufficio organizzativo ha fatto, secondo me, un po' di confusione.
    Avanzo perciò richiesta formale di esaminare in Direzione il caso emerso con le contestazioni sull'elezione del segretario della 1ª sezione di Torino e Ti prego di volerne parlare per risolvere, eventualmente, in una conversazione a tre.
    E veniamo alla politica.
    La sostituzione di Baldacci dalla direzione del Giorno mi ha stupito e colpito.
    È profonda, intanto, l'impressione negativa in una zona piuttosto estesa e qualificata dell'opinione pubblica a causa del provvedimento illiberale.
    Al di là delle valutazioni propagandistiche, i contenuti morali e politici del licenziamento di Baldacci meritano condanna, salvo che, da un esame, che richiedo, non appaiano sostanzialmente modificati.
    Ed è il caso di esaminare in Direzione e con la massima urgenza quel che sta capitando in una più vasta zona della stampa collaterale, fiancheggiatrice: insieme con la defenestrazione del direttore del Giorno, Longo a dirigere il Gazzettino e la Gazzetta del Popolo in gravi difficoltà finanziarie. Gli unici giornali finora non destrorsi nei dintorni della Dc vengono consegnati senza colpo ferire alla destra o allo sterilizzatore: questa è la conclusione obbiettiva che si è indotti a trarre, per fatti che, in dose maggiore o minore, implicano una corresponsabilità del partito.
    Forse tutto questo avviene per redimere chi si è macchiato della decisione del 17 dicembre? Per riequilibrare? Per correggere le impressioni di chi avesse mai sospettato un cambiamento di linea anziché una manovra tattica?
    Non so quanto si colleghi all'atmosfera, ma cade anch'essa in questo periodo la presentazione del disegno di legge sull'energia nucleare, causa di un'altra doglianza.
    Perché non lo si è visto in Direzione, dal momento che tocca (e sconnette) il programma di partito? L'impostazione che emerge, di largo favore per i grossi gruppi privati, affoga il corpo del preventivato Ente per l'energia, riducendolo, se mai lo si volesse istituire, a lustra burocratica.
    Quando ripetutamente ho pregato di compiere l'esame degli indirizzi di politica economica, inquadrando in essi i particolari provvedimenti, io volevo evitare l'urto che nascerà su leggi sradicate da un organico piano e da una linea continuativa, abbandonata ai condizionamenti dei gruppi di pressione.
    Devo invitarti, perciò, a voler far esaminare dalla Direzione e la legge nucleare e il piano verde e la politica economica nella sua totalità: prima che la discussione negli organi di partito diventi inutile e prima del Consiglio nazionale. Ho capito il Tuo punto di vista contrario alla pubblicità, prima che il dibattito sull'argomento fosse concluso, all'ordine del giorno da me e da altri presentato il 14 dicembre scorso in Direzione: quel punto di vista è apprezzabile nella misura in cui la Direzione è chiamata a discutere a tempo giusto.
    Ho letto i Tuoi articoli dopo il 17 e il discorso al Movimento femminile e l'intervista a Epoca.
    Lo stile è sempre meritevole di profonda stima e il contenuto in molte parti desta consenso, per quanto un manifesto della SPES generi notevoli equivoci. Le nostalgie quadripartite, peraltro, sono perditempo o modi per temporeggiare, mentre, nonostante e proprio in funzione del grave errore che ha commesso in Sicilia - per fratture ben più profonde e meno marginali delle nostre - non si deve dar tregua al Psi e al suo dovere di scegliere. L'insister troppo nella esemplarità negativa del caso siciliano, mi pare che dia respiro a chi vuole temporeggiare e prender fiato, mentre consente - al di là delle intenzioni che in politica non contano - di rinsaldare l'impostazione tatticistica della Tua decisione del 17 dicembre, della quale i miei amici ed io Ti siamo ancora grati.
    Rimango in attesa di risposta, e Ti mando dalla tranquilla operosità torinese i più cordiali saluti".

  • Note

    pubblicata in L'Italia di Donat-Cattin. Gli anni caldi della Prima Repubblica nel carteggio inedito con Moro, Fanfani, Rumor, Forlani, Andreotti, Piccoli, Zaccagnini, Cossiga, De Mita (1960-1991), a cura di V. Mosca e A. Parola, Marsilio, Venezia 2012


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