Fondazione Carlo Donat-Cattin - Polo del '900

Minuta di lettera di Carlo Donat-Cattin al segretario politico della Dc Aldo Moro, Torino 8 maggio 1962

Unità archivistica
  • Segnatura archivistica

    FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 1051

  • Data

    08/05/1962

  • Contenuto

    "Poiché di rado ho la risposta pronta, ti chiarisco perché sono rimasto interdetto nel sentirmi chieder da te, dopo la vicenda della scorsa settimana, se soffrivo molto.
    Per la soluzione personale del problema del Presidente della Repubblica non ho alcun motivo di sofferenza o d'inquietudine, non avendo fatto questione di persona.
    Sento, invece, maggiori le difficoltà per la linea politica in conseguenza delle ferite che in essa sono state aperte dalla lunga scaramuccia di Montecitorio.
    Già ti ho detto che il contrasto è nato, nella maggioranza ricomposta a Napoli, da un grave sospetto: il sospetto che cominciasse in sordina una solida operazione contraria al centro-sinistra. Se questa era l'opinione di una parte considerevole della maggioranza com'era possibile ritenerla infondata?
    Tanto più che alcune frange sempre della maggioranza (sul lato opposto) e le minoranze di destra del partito dimostravano di carezzare una prospettiva del genere.
    Mi risponderai che bisognava avere più fiducia nel segretario politico ed io posso darti ragione, perché credo da un pezzo che fiducia la meriti: ma devo anche aggiungere che la procedura proposta e adottata era di per sé una procedura di nessuna fiducia verso gli organi politici, segretario compreso, mitigata soltanto dalla tua dichiarata propensione al passaggio, in un secondo tempo, a trattative.
    Questo passaggio al secondo tempo, tu dici, non è avvenuto per l'incresciosa sottrazione di voti al candidato così prescelto; e, secondo ogni osservatore del tutto disinteressato, non sarebbe neppure avvenuto se la sottrazione non ci fosse stata, perché - come tu stesso hai riconosciuto - il candidato sarebbe senz'altro passato, prima di ogni trattativa, con i voti Dc e liberali: una maggioranza piuttosto difforme dal centro sinistra.
    Il garbuglio, dunque, era abbastanza confuso, ma conviene esaminare se, essendone ormai usciti, i fili sono rotti o troppo tesi.
    So che i partiti uniti con noi nella politica di centro-sinistra o ad essa positivamente interessati sventoleranno nelle prossime settimane la bandiera programmatica. Occorre, a giudizio dei miei amici e mio, non lasciare adito ad alcuna rottura sul piano programmatico. Ed, essendo sorte negli ultimi tempi perplessità di vario ordine rispetto alla nazionalizzazione dell'industria elettrica e all'istituzione di un'imposta cedolare, occorre che, anche se con qualche sacrificio rispetto a pur ragionevoli riserve di natura tecnica, si nazionalizzi l'energia e si istituisca la cedolare (cominciando dall'acconto) e il tutto nei più brevi termini.
    Il partito può intervenire per sgombrare eccezioni o differenze che siano emerse sul terreno proprio del governo e dei ministri: quanto prima lo farà, tanto meglio sarà.
    Così per l'Ente regione, il passaggio ai fatti farà smontare chi crede che il centro-sinistra sia uno scherzo da gettare nel cestino al più presto. Perché non far prima delle ferie la Regione del Friuli-Venezia-Giulia?
    Questi tre problemi - energia, cedolare, Regioni - dovrebbero avere assoluta priorità, poiché ormai distinguono una politica, rispetto ad altre, come, ad esempio, quelle poco concludenti dell'ordinamento sindacale.
    Gli avversari attendono il centro-sinistra alle elezioni del 10 giugno, che si svolgeranno principalmente in due centri atipici come Roma e Napoli: sarebbe inconcepibile, data l'atipicità, che da quelle elezioni nascesse il pretesto per capovolgimenti di fronte. Penso che ti opporrai con la tenacia con la quale ti sei opposto a cambiamenti nelle elezioni presidenziali.
    Ed abbi pazienza con me se non condivido l'apprezzamento della trascurabile importanza, nel campo nostro, dell'elettorato operaio, dei lavoratori. Ne hanno come numero e ne hanno, oltre ai numeri, per la spinta politica che nascerà se si ridarà loro la fiducia nella democrazia e nella Democrazia cristiana.
    Perché non vieni, una volta, a Torino o a Milano a parlare, a vedere sul posto come vanno le cose?
    Se ritieni che atteggiamenti e posizioni abbiano compromesso quel necessario rapporto di comprensione e di fiducia che è necessario per la pur modesta collaborazione che ho potuto dare finora, sono a tua completa disposizione. Non pensare al minimo mio risentimento, ma invece al permanere della stima ed anche dell'affetto".

  • Note

    pubblicata in L'Italia di Donat-Cattin. Gli anni caldi della Prima Repubblica nel carteggio inedito con Moro, Fanfani, Rumor, Forlani, Andreotti, Piccoli, Zaccagnini, Cossiga, De Mita (1960-1991), a cura di V. Mosca e A. Parola, Marsilio, Venezia 2012

  • Descrizione fisica

    scrittura dattiloscritta


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