Fondazione Carlo Donat-Cattin - Polo del '900

Minuta di lettera di Carlo Donat-Cattin al segretario politico della Dc Mariano Rumor, Roma 2 ottobre 1968

Unità archivistica
  • Segnatura archivistica

    FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 1081

  • Data

    02/10/1968

  • Contenuto

    "Rispondo alla lettera n. 7601 di prot. del 25 settembre 1968 facendo seguito alla mia del 27 settembre.
    1) Dell'iniziativa del Convegno di Sorrento Toros, Sinesio, Vittorino Colombo ed io ti avevamo dato notizia dopo il termine dell'ultimo Consiglio nazionale.
    Il convegno era organizzato da tre centri di studi politico-sociali - come risulta dagli inviti - che, nel dare accesso alla stampa nazionale, hanno aperto non solo la possibilità dell'informazione, ma anche quella della deformazione del senso del dibattito e delle notizie.
    Al di là di questo aspetto, se si vuole parlare di riunioni di tendenza, sappiamo tutti che nel partito ne sono state indette fin qui a centinaia, se non a migliaia; e credo che ad alcune di esse abbiate partecipato anche Tu e altri membri della segreteria politica. Di parecchie di quelle riunioni sono stati diffusi resoconti di stampa, talvolta alteranti la verità, senza che siano state sollevate apprezzabili eccezioni. Circola da due mesi un volumetto a stampa, che reca il resoconto di una riunione di tendenza, ed anche in quel caso, secondo quanto ci risulta, non è nata questione.
    Aggiungo che noi siamo legittimamente minoranza nella Democrazia cristiana e quindi col diritto naturale delle minoranze di agire confrontando preventivamente le posizioni dei singoli e concordandole per esprimerle negli organi del partito. Non siamo certamente tendenza organizzata, mancando di iscrizioni, gerarchie e altre forme necessarie per acquistare carattere organizzativo. Anche in conseguenza di questa mancanza di caratteristiche organizzative abbiamo preso occasione, per un dibattito un po' approfondito, da una iniziativa di organismi che non sono di partito, la partecipazione a manifestazioni dei quali non risultava e non risulta incompatibile con la Dc.
    2) Sapevamo del pari che i tre centri organizzatori si prestavano ad un sereno dibattito per essere controllati da amici democratici cristiani. Possiamo dichiarare in tutta tranquillità che risultano infondate le informazioni sulla partecipazione al convegno di Sorrento di "elementi e gruppi contestativi della stessa presenza e del ruolo della Dc", cioè di gruppi estranei alla Dc e di elementi dello stesso tipo minimamente rappresentativi.
    È vero invece che, non soltanto nel convegno di Sorrento, parecchi iscritti alla Dc, in particolar modo giovani e militanti del movimento operaio, portano avanti un dibattito assai teso nella valutazione dei modi della partecipazione dei cattolici alla vita politica.
    Poiché siamo nati e viviamo nel mondo cattolico, credo che tu abbia rilevato dalla stampa notizie sulla Settimana sociale dei cattolici italiani di Catania. Quando perfino in una sede tanto compassata i problemi dei modi della partecipazione politica sono ridiscussi dalla radice e con assai polemico riferimento all'attualità, non vediamo come si possa credere che quel dibattito non investa almeno la parte più giovane evitale della Dc.
    Abbiamo accertato che a Sorrento - a prescindere dalle relazioni per settori (politica estera, economica e istituzionale) - sono intervenuti nel dibattito soltanto iscritti alla Dc; e quelli che tu definisci "elementi responsabili del partito" hanno impostato tesi dirette, pur nelle naturali differenze, a condurre l'azione politica nell'ambito del partito.
    Una proposizione a me attribuita di quelle che hai raccolto è quindi distorta, mentre l'altra non è stata pronunciata.
    Prima di ogni appunto Tuo e della Segreteria politica, una nota d'agenzia da noi ispirata ha denunciato globalmente deformazioni e travisamenti intervenuti.
    3) Nel dibattito di Sorrento non sono emerse da parte nostra tesi relative a condizioni che Dc e PSU dovrebbero accogliere; si è parlato invece di condizioni per una maggioranza diversa nel partito, per una partecipazione o no dell'attuale minoranza ad un futuro, diverso governo; tutti argomenti consueti nella dialettica maggioranza-minoranza di un partito democratico.
    Devo aggiungere che la relazione politica da me esposta - che rimane il documento di confronto di un convegno di studi da concludere senza deliberazioni - ripetendo quanto già avevo detto nell'ultimo Consiglio nazionale come giudizio ragionato della situazione, indicava l'opportunità di non rifiutare a priori l'accesso nel partito e nel governo a responsabilità di guida, quando si realizzassero, s'intende, determinate condizioni di indirizzo, di programma, di garanzia di gestione e di configurazione maggioritaria.
    4) Nessuno ha mai parlato di "autorizzare" i parlamentari a presentare nulla. Non ci sono state autorizzazioni, ma l'indicazione di portare avanti la linea di minoranza presentando e sostenendo, nelle idonee sedi, proposte di emendamenti al "decretone", di una mozione per iniziative di distensione internazionale e di una proposta di riforma universitaria.
    Ti sarà noto che già in luglio abbiamo discusso il problema delle proposte di legge e di altri documenti nel gruppo parlamentare Dc alla Camera e che col presidente del gruppo si rimase perfettamente d'accordo: ogni iniziativa noi l'abbiamo riferita e la riferiamo al gruppo. È stato notato dallo stesso on. Sullo, che noi ci siamo attenuti a quel criterio, altri no: senza che ci risulti alcun richiamo del partito per questi diversi comportamenti.
    5) Poiché Tu dai un giudizio nel merito delle nostre proposte, occorre ripetere che di esse non si può compiutamente parlare, perché il convegno di Sorrento non poteva avere il compito di definirle e non le ha definite. Se ti riferisci a quelle interlocutorie che emergono dalle relazioni e dal dibattito, una insufficiente conoscenza può farle confondere con quelle delle opposizioni parlamentari: salvo che il Tuo riferimento riguardi, come letteralmente scrivi, soltanto i temi, che sono naturalmente quelli del dibattito politico italiano.
    Dobbiamo farti notare che, proprio in merito al "decretone", abbiamo portato in sede di gruppo emendamenti di sostanza, che possono essere valutati nella loro caratterizzazione ben distinta da ogni sistematicità oppositoria.
    Quanto al metodo, noi sollecitiamo il dibattito politico negli organi di partito, ma esso non avviene con frequenza appena sufficiente, anche se riconosciamo volentieri che sono migliorate le cose per quello che riguarda il gruppo della Camera.
    Si vorrà tuttavia riconoscere che la elaborazione di tesi programmatiche richiede preparazione ed apporti - se quelle tesi vogliono essere valide - per i quali manca nel partito, come la Segreteria politica ha riconosciuto in recenti occasioni, una strumentazione valida e, per la parte che esiste, da quella strumentazione è certamente esclusa la minoranza. Se, nello svolgimento di un convegno indetto per elaborazioni programmatiche, emergono i temi di dibattito politico che travagliano oggi molti nostri amici di partito sui quali sono riposte le speranze di una presenza di valori cristiani nella vita di domani, non credo se ne debba trarre elemento per irrigidimenti formalistici, come sembra emergere dal tono della tua lettera.
    In ogni caso, non si vede come si possa parlare di lesione degli art. 2 e 21 dello Statuto: non organizzazione di tendenza, né contravvenzione ai principi informatori del partito o a decisioni d'indirizzo: ad un limite assai più modesto, dibattito per recare un contributo di ripresa. Quando scrivi di danno al partito, esprimi un giudizio politico, che noi non possiamo condividere, ritenendo che l'accoglimento degli indirizzi che noi intendiamo proporre sarebbe di vantaggio per la Dc e per la politica, danneggiate dal prevalere di impostazioni diverse, e sarebbe un contributo di sviluppo per la democrazia italiana. Per questi motivi abbiamo chiesto ad agosto un nuovo Consiglio nazionale in autunno, prima del congresso del PSU; e per questi motivi, cioè perché si compiano scelte politiche motivate in tempo utile, noi pensiamo che proprio il Consiglio nazionale, da non ritardare, sia la sede del confronto di tutte le valutazioni.
    Noi crediamo che taluni aspetti, anche preoccupanti, del dibattito politico debbano essere oggetto di attenta meditazione per l'azione di tutti: perché essa non perda contatto dalle coscienze più generose e aperte, perché ritrovi quei motivi ideali declinando i quali si alimentano stati d'animo di separazione, di frustrazione e di rinuncia.
    Credo a questo punto che il pensiero mio e degli amici risulti chiaro ed esplicito".

  • Note

    pubblicata in L'Italia di Donat-Cattin. Gli anni caldi della Prima Repubblica nel carteggio inedito con Moro, Fanfani, Rumor, Forlani, Andreotti, Piccoli, Zaccagnini, Cossiga, De Mita (1960-1991), a cura di V. Mosca e A. Parola, Marsilio, Venezia 2012


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