Fondazione Carlo Donat-Cattin - Polo del '900

Minuta di lettera di Carlo Donat-Cattin al presidente del Senato Amintore Fanfani, Roma 5 novembre 1981

Unità archivistica
  • Segnatura archivistica

    FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 1303

  • Data

    05/11/1981

  • Contenuto

    "È stato da me Gava, come ti avevo detto, col quale volevo incontrarmi per questioni particolari.
    Egli mi ha fatto però un racconto che mi lascia, eufemisticamente, perplesso. Eccone la sintesi.
    Si convenne tra Piccoli, te, Emilio Colombo ed altri che occorreva raggruppare le correnti in uno schieramento più vasto.
    Incaricato dei contatti, tu hai riferito che io ero contrario ad ogni raggruppamento con i dorotei.
    La riunione della scorsa settimana della quale i giornali hanno scritto è stata l'avvio di quel raggruppamento, in corrispondenza, appunto, con le informazioni giornalistiche.
    Occorre perciò un chiarimento. Non ho ricevuto né da te, né da altri proposte del raggruppamento del quale mi ha parlato Gava. Non ho ammesso, né escluso nulla.
    Ripeto la mia opinione sui problemi degli schieramenti politici interni di partito. Sembra assai opportuno lo scioglimento delle attuali correnti, che, in gran parte, hanno scarsa o nulla giustificazione politica. Questa opportunità è diventata più stringente quando si è accettata l'idea di una assemblea con compiti di riforma del partito, quale vuol esser quella di fine novembre. In
    questo ordine di idee, occorre un "momento" di massima libertà per ciascuno. Quando sia stato deciso (oppure no) che il partito avvia un processo inverso a quello della "occupazione dello Stato" e instauri dispositivi di trasparenza amministrativa e di reale normalizzazione della moralità interna (cioè dopo l'Assemblea), sarà logico un processo di organizzazione del dibattito interno secondo linee politiche visibili.
    Il procedimento che, secondo le notizie che ho ricevuto da Gava, sarebbe stato avviato è molto pesante rispetto allo spirito che dovrebbe animare il partito che vuole dall'Assemblea nazionale una sua riforma. Si compie, infatti, non già la liquidazione del sistema di correnti di potere, ma il preventivo accorpamento di una serie ampia di esse senza alcun dibattito né politico, né organizzativo: come pura società di riassicurazione del potere e degli equilibri di potere, con lo scorporo di "minoranze" non per loro scelta su linee politiche, ma per esclusione da parte dei riassicurati. Come prefazione alla riforma e al rinnovamento non c'e male.
    Sostengo il partito degli iscritti e dei militanti, non il partito dei blocchi di potere e delle tessere. Per questo motivo sono un pochino deluso nei confronti dello scrupoloso lavoro che ho svolto in vista dell'Assemblea; ma, soprattutto, vedo ridotte le speranze di una ripresa.
    Delle conseguenze politiche devo discutere e decidere insieme con i miei amici."

  • Note

    carta intestata "Senato della Repubblica"; pubblicata in L'Italia di Donat-Cattin. Gli anni caldi della Prima Repubblica nel carteggio inedito con Moro, Fanfani, Rumor, Forlani, Andreotti, Piccoli, Zaccagnini, Cossiga, De Mita (1960-1991), a cura di V. Mosca e A. Parola, Marsilio, Venezia 2012


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