Minuta di lettera di Carlo Donat-Cattin al presidente del Senato Amintore Fanfani, Roma 10 novembre 1981
Unità archivistica
Segnatura archivistica
FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 1305
Data
10/11/1981
Contenuto
"Rispondo alla tua del 5 novembre e perdonami se avviene soltanto oggi, ma oggi l'ho letta essendo rimasto in provincia fino a stanotte.
Ricordo perfettamente l'incontro dei primi di ottobre, esattamente il 1° ottobre. Non sapevo, allora, che ci fosse l'incarico di Piccoli.
Il discorso su ipotetiche convergenze non l'ho per nulla dimenticato. La mia posizione allora è stata, come ora, inquadrata nella linea che, io e gli amici di tanti anni di lavoro, avevamo già notoriamente assunto e che ti ho ripetuto nella mia lettera del 5 novembre: scioglimento delle correnti, Assemblea e poi - non essendo noi un partito centralista - naturale composizione di schieramenti per linee politiche. In tal modo, che sembra il più idoneo a rispettare l'ansia del nuovo e l'ostilità contro le
correnti, in quanto è rimasta alla gran parte di esse scarsa giustificazione politica, possono essere meglio superati, ove occorresse, annose, stratificate contrapposizioni.
La "ricerca delle più ampie convergenze possibili per secondare una soluzione positiva della prossima Assemblea nazionale", della quale mi scrivi, è lodevole intenzione. Nei fatti, però, muovendosi ora, può cristallizzare tutto, svuotare l'Assemblea e bloccare i delegati, obbligandoli a tenere in mano i più sofisticati strumenti di misurazione delle convenienze "particolari": e poca importanza avrebbe se le convenienze sono delle correnti attuali o di un raggruppamento delle stesse. La logica sarebbe sempre quella vecchia: decisioni verticali, reale partecipazione assai limitata, linea politica non chiara, contenuti irrilevanti.
Anche se tu rileggerai con attenzione la mia lettera del 5 scorso, non troverai protesta alcuna per non essere stato compreso in un invito (dacché mi vuoi bonariamente rassicurare in
quel senso).
Non c'e in me alcun rincrescimento per mancati inviti.
La cosa è del tutto diversa. Dissento, e te l'ho scritto, dal metodo.
Nella tua lettera c'è una parola che potrebbe aprire alla speranza: "portare l'Assemblea ad una positiva conclusione, rinnovatrice anche sotto il profilo del superamento degli schieramenti correntistici".
Ma è un reale superamento quello che da altri autorevoli esponenti del partito è stato insinuato nella stampa e affermato come avvio di un nuovo raggruppamento (a differenza della tua negazione), con l'intenzione di costituirlo maggioritario, senza dibattito, trattando le espressioni di base come merce che si sposta da un magazzino all'altro, nell'equivoco che può nascere dall'oscurità della linea ricavabile da posizioni politiche così diverse nel passato anche recente? Ecco i problemi.
Ma perché non vuoi proporre un serio scioglimento di gruppi, una fase di libertà? E perché non cominci tu a farlo?
Sono del tutto convinto della positività delle tue intenzioni: esse vanno misurate sui fatti e quel che ti indico sarebbe un fatto decisivo."
Note
carta intestata "Senato della Repubblica"; pubblicata in L'Italia di Donat-Cattin. Gli anni caldi della Prima Repubblica nel carteggio inedito con Moro, Fanfani, Rumor, Forlani, Andreotti, Piccoli, Zaccagnini, Cossiga, De Mita (1960-1991), a cura di V. Mosca e A. Parola, Marsilio, Venezia 2012