Fondazione Carlo Donat-Cattin - Polo del '900

Minuta di lettera di Carlo Donat-Cattin a "Caro Maestro", Roma 1 giugno 1983

Unità archivistica
  • Segnatura archivistica

    FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 1346

  • Data

    01/06/1983

  • Contenuto

    "Ho potuto guardare con maggiore attenzione, in qualche ora che mi è rimasta libera domenica, anche il bimestrale che stampi per la 10ª sezione con molta buona volontà da alcuni anni.
    Mi consentirai di far notare, a te e al direttore Mussini, che non conosco, di essere attenti all'impostazione ideale.
    L'articolo di aperture del numero di marzo-aprile 1983, ad esempio, è una demolizione dei partiti; non di questo o quello: di tutti. E termina, infatti, parlando di italiani che snobbano "una classe politica incapace di assicurare loro un ordinato vivere democratico". In una "pagina dei giovani" Paolo Chiavarino indica episodi a dimostrazione del "come i partiti si siano trasformati in strumenti di oppressione", e via dicendo.
    Sono riecheggi di una complessa letteratura che nasce dalla crisi del nostro Paese, una componente della quale è la crisi del sistema dei partiti. Ma questi problemi vanno affrontati con un taglio diverso, secondo la mia opinione, dai democratici cristiani. Perché la Democrazia cristiana nella sua interezza è madre e garante dello sviluppo democratico del nostro Paese; perché i principi e i valori che la Dc porta avanti si scontrano contro i sostenitori del ritorno alla democrazia ...? o dei partiti locali, contro i nemici del sistema il più avanzato della partecipazione democratica e popolare al potere, che è appunto il sistema dei partiti. La Democrazia cristiana, per altro verso, deve curare le malattie che un partito può contrarre e troncarne le degenerazioni: come il diventare partito-casta, come la burocratizzazione che snatura la sua funzione di tramite tra la società e lo Stato.
    Indicazioni negative, come quelle che ho letto, senza che scaturiscano da una riflessione complessa e senza l'accompagnamento di indicazioni costruttive rischiano di essere capite male.
    Non basta dire: tutto è pessimo, ma, per impedire che peggiori ancora, votate Dc. Motivazioni di questo tipo sono umilianti ed anche logore. Forse dovremmo tornare un po' tutti a "scuola di partito": a rileggere la nostra storia, a riscoprire il "popolarismo", le ragioni cristiane della formazione della democrazia; per non avere da scoprire che sarebbe un grave difetto "far soggiacere la dirigenza... alla marea degli iscritti" (Mauro Carmagnola) o la soddisfazione per la nascita di una cultura che potremmo definire neoilluminista, ma che preferirei chiamare "evoluzionista" quale base di "proposte socio-politico-culturali". Il Partito popolare e la Democrazia cristiana prorompono dalle dottrine sociali cristiane, incentrandosi nel concetto di persona e sospingendo l'ingresso nello Stato di grandi masse popolari con una straordinaria promozione di uomini e donne, di ceti, di classi prima esclusi, tutto il rovescio dell'illuminismo e dell'elitarismo.
    Anche Aldo Moro sosteneva questa concezione popolare del partito, strumento insostituibile di democrazia, che legava strettamente al sistema elettorale proporzionale (che noi cattolici democratici abbiamo voluto, per sottrarci alla cosiddetta democrazia dei notabili, i quali si propongono come élites per avere il consenso, mentre la proporzionale dà luogo alla elezione di rappresentanti della base popolare.).
    È soltanto una indicazione,tra le molte che sarebbe opportuno dopo aver letto: per dire che senza un saldo richiamo ai principi comuni, la critica a cose che la meritano finisce nel sostenere linee estranee alla Dc e proprie di gruppi anelanti a ritorni antidemocratici".

  • Note

    carta intestata "Senato della Repubblica"


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