Fondazione Carlo Donat-Cattin - Polo del '900

Minuta di lettera di Carlo Donat-Cattin a Giovanni Galloni, Roma 21 novembre 1985

Unità archivistica
  • Segnatura archivistica

    FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 1394

  • Data

    21/11/1985

  • Contenuto

    "Avevo divisato di venire al convegno di Gaeta oggi, venerdì, avendo da lungo tempo impegnato la giornata di domani, sabato, con gli amici della Romagna. Vuole il Cielo, oppure Craxi, che oggi sia convocato, e nel pomeriggio, il Consiglio dei ministri con l'argomento della legge sulle pensioni all'ordine del giorno e perciò devo esprimere il mio rammarico per l'assenza.
    L'amico Franco Fausti, tuttavia, non sarà a Gaeta soltanto per partecipare a un confronto tra gruppi, ma soprattutto per sottolineare quella volontà di convergenze nella ricerca delle nuove ragioni delle sinistre democratiche cristiane.
    Non possiamo infatti attendere tempi migliori, che non verranno mai se non introduciamo nella realtà che si sviluppa lungo linee protese al confronto elettorale con motivazioni di nudo potere, l'inquietudine e l'ansia che vogliono affermare percorsi capaci di raggiungere le tensioni del cambiamento sociale, tecnico ed economico e di tradurle in obiettivi ideali che condensano i valori della libertà e riducono i grandi margini di contraddizione e di iniquità che si stanno allargando.
    Mi spiace, in particolare, di non poter riprendere ora il dialogo con Ermanno Gorrieri, al quale dedico da sempre la più larga disponibilità del cuore, per la individuazione di assetti e di svolgimenti aggiornati dello Stato sociale o meglio della soddisfazione dei diritti ai servizi collettivi propri del cittadino dello Stato democratico che regge sui principi della solidarietà. E vorrei del pari sentire come si pensa, possibile o no, cambiare il trend che la legislazione sul Mezzogiorno di per sé è destinata a mutare, del peggioramento del rapporto del Mezzogiorno con le restanti parti d'Italia e con l'Europa.
    Questo dibattito dovrà continuare mentre sento una grave preoccupazione nel vedere travolta, per taluni aspetti, la regola del comune convivere nel partito, che rimane lo Statuto: commissari perenni, grotteschi cambiamenti delle regole per eleggere gli organi come a Firenze, compressione della dialettica e tendenza a ignorare e a schiacciare le minoranze.
    Non esistono valide proteste, ma soltanto la capacità politica, superando ragioni di contrasto di ieri, per fare delle sinistre democristiane lo strumento che supera l'appiattimento del partito inaridito e improduttivo ai margini della democrazia".


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