Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino

Cora- Centri Orientamento Retravailler Associati

Subfondo
  • CRONOLOGIA* E ALTRE DATAZIONI

    • Definizione cronologica 1992-2018

  • Consistenza fisica

    • Consistenza n° 37 buste
    • Tipologia documento/i

  • Descrizione

    1986- La storia di CORA (Centri Orientamento Retravailler Associati) ha la sua origine nel 1986 quando si costituiscono a Milano e, subito dopo, a Bologna, a Roma a Firenze e a Torino Centri che adattano al contesto italiano la metodologia Retravailler, messa a punto negli anni '70 dalla sociologa Evelyne Sullerot per donne adulte in reinserimento lavorativo. La proposta ha successo perchè risponde ai bisogni di orientamento e riorientamento sentiti dalle donne negli anni fine '80 e inizi '90 e si diffonde.
    Sorgono rapidamente altri centri nelle città italiane, pubblici e privati.
    1988- Si costituisce il Coordinamento italiano dei Centri Retravailler, con un Direttivo nazionale e un Comitato Tecnico Scientifico formato dall'assemblea delle orientatrici.
    Nello stesso anno a Strasburgo, in una sala del Parlamento Europeo nasce E.W.A. (European Work Action) nel quadro di un coordinamento euoropeo delle iniziative a favore delle donne da parte dei Centri europei Retravailler.
    1992- nasce l'associazione Cora Onlus in risposta all'esigenza espressa dai diversi Centri Retravailler italiani di dotarsi di una struttura organizzativa articolata, che operi con strategia condivisa e mission comune riconosciuta sul territorio nazionale.
    I centri CORA sono diffusi in 14 regioni italiane, distribuiti in modo capillare su tutto il territorio nazionale e agiscono come una rete che pratica lo scambio ed il trasferimento continuo dei saperi e delle esperienze.
    Attraverso CORA sono presenti nel Bureau du travail della rete europea EWA insieme ad altre reti che si riconoscono nella metodologia Retravailler con esperienze significative in 6 Paesi dell'Unione Europea (Francia, Belgio, Spagna, portogallo, Gracia e Svizzera).
    Oltre ai normali organi statutari Cora si dota di:
    • un Comitato Tecnico Scientifico con il compito di far confrontare le esperienze dei centri territoriali per aggiornare costantemente la metodologia, garantire la sua corretta applicazione, promuovere la formazione e l'aggiornamento delle/degli orientattrici/tori;
    • un Codice Etico a cui le/gli orientatrici/tori dovranno attenersi nella propria pratica professionale;
    • strumenti come "Corainforma" per permettere un'informazione diffusa ed omogenea fra i centri circa le attività realizzate dagli stessi e la diffusione dell'approccio metodologico e dei principi teorici che lo ispirano;
    • un albo delle orientatrici/tori e delle consigliere professionali per favorire al meglio la collaborazione fra i centri e con le Istituzioni. 
    Partecipa con proprie rappresentanti al "Comitato Pari Opportunità" del Ministero del Lavoro per l'applicazione della legge 125.
    C.O.R.A. è l'unico soggetto abilitato e abilitante alla metodologia Retravailler.
    Dai suoi documenti emerge la seguente visione del suo agire:
    "- porre al centro del campo di intervento la persona con un chiaro approccio di genere (soggetti sessuati, segnati da storie specifiche, dai contesti di appartenenza, da influenze culturali, sociali, religiose che incidono sulla loro costruzione di identità personale e lavorativa) e contribuire a raffaorzare la sua fiducia nella possibilità di svilupparsi e rendersi autonoma;
    - credere nel valore della differenza e delle differenze come risosrsa e come multidimensionalità da far emergere nei processi di scelta e di sviluppo;
    - combattere discriminazioni, condizionamenti e stereotipi e viceversa favorire la diffusione di pari opportunità intesa come politica di promozione dello sviluppo delle persone, uomini e donne, e di rimozione di ostacoli alla presenza piena dei soggetti nel mercato del lavoro;
    -promuovere l'inclusione sociale di soggetti considerati svantaggiati secondo ottiche riduttive e semplificate, intervenendo concretamente sull'isolamento culturale, psicologico ed economico che comporta l'esclusione e contribuendo viceversa alla valorizzazione e autopromozione delle proprie idee e delle proprie aree vocazionali, oltre che di comprensione attenta dei livelli di mediazione realistica con le richieste del contesto e alla costruzione di reti, sistema di relazioni, e prassi che favoriscano spazi e tempi per le persone per progettarsi e ri-progettarsi costantemente.


     

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