Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino

" Politica e amministrazione". Relatore: Guido Melis. Torino, mercoled' 22 ottobre 1996

Documento
  • Data

    22 ottobre 1996

  • Contenuto


    Abstract della relazione.


    Politica e Amministrazione
    Di Guido Melis
    Relazione del prof. Guido Melis dal titolo “Politica e Amministrazione” tenuta il 22 ottobre 1996 nell’ambito della scuola di formazione civile e politica
    Il professor Melis sceglie per la sua lezione il taglio cronologico proprio degli storici. Divide la trattazione in sette periodi a partire dal 1861. Ne emerge un quadro dettagliato, preciso e molto documentato dai riferimenti a fatti e provvedimenti,
    L’immagine che il professore utilizza per accompagnare la storia dell’evoluzione del rapporto tra politica e amministrazione è quello della piramide perché meglio rappresenta il modello gerarchico che ha caratterizzato l’amministrazione da Cavour fino agli anni ‘60 del ‘900. Una piramide che tuttavia con le trasformazioni economiche e l’avvento dell’industrializzazione prima e della grande guerra poi, vedrà molte intersecazioni e cambiamenti modificare la sua stessa struttura interna. Il periodo di Cavour  politica e amministrazione intrattengono un rapporto di osmosi fino quasi ad essere indistinguibili l’una dall’altra e così sarà fino agli anni ’80 dell’800 quando l’amministrazione inizia a dotarsi  di codici di comportamento che la rendono sempre più prevedibile, certa, standardizzata. Con Giovanni Giolitti l’amministrazione si apre agli interessi organizzati, sia dal lato dei lavoratori che dal lato padronale e anche a forze economiche non organizzate. In coincidenza con il decollo industriale l’amministrazione cambia nuovamente sotto un altro aspetto: da amministrazione fino ad allora piemontese e settentrionale, diventa invece meridionale. E’ una trasformazione profonda, sociologica e politica. Da dopo la prima guerra mondiale e fino al 1943 tra l’amministrazione e la politica si instaura un rapporto segnato dai tentativi del fascismo di fascistizzare la pubblica amministrazione e dalle resistenze della stessa. Caduto il fascismo inizia la storia repubblicana dove si fa piazza pulita di alcune incrostazioni autoritarie che il fascismo aveva lasciato ma non si tocca la struttura gerarchica che già il periodo liberale aveva consolidato.
    Il periodo del centro sinistra vede affermarsi la politica di “programmazione”, nei confronti della quale la pubblica amministrazione sembra opporre una nuova e ben più forte resistenza. La spinta innovatrice si risolve nel più grande conflitto tra politica e amministrazione giocato da due contendenti: i programmatori concentrati nel ministero del bilancio e tutta la burocrazia ministeriale nel suo complesso capeggiata dalla ragioneria generale dello Stato. La vittoria sarà dello schieramento conservatore. Negli stessi anni si realizzano comunque tre rivoluzioni silenziose: la contrattazione del rapporto di lavoro pubblico, la nascita delle Regioni e con loro la nascita di un’altra burocrazia e infine la legge del ’72 che fa nascere una sorta di macro-dirigenza amministrativa. La fotografia di Sabino Cassese del 1993 ci presenta una pubblica amministrazione composta da più di 3000.000 di dipendenti, 22 ministeri, 4 dipartimenti,10 autorità amministrative indipendenti,1000 enti pubblici nazionali, 20 Regioni di cui 5 a Statuto speciale, 104 province, 8103 comuni, 337 comunità montane, 700 consorzi di enti locali e ancora altro. Una galassia che spesso agisce in maniera non controllabile e disorganica. La piramide sembra essersi trasformata in uno sfarinamento del modello e l’amministrazione è rimasta una grande questione sociale, come lo è la questione meridionale.



Per informazioni e consultazione scrivere a:

archivio.biblioteca@polodel900.it