Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino

"Conflitto e mediazione", Franca Olivetti Manoukian, Torino, mercoledì 2 aprile 1998

Unità archivistica
  • Tipologia
    Unità archivistica
  • Data
    2 aprile 1998
  • Descrizione
    Relazione di Franca Olivetti Manoukian “Conflitto e mediazione” del 2 aprile 1998 tenuta nell’ambito della Scuola di formazione civile e politica.
    Viviamo in una società complessa, policentrica, polimorfica, multiculturale dove si ha una certa libertà di pensare, di sapere, di sognare mondi possibili. Stiamo vivendo anche grandi cambiamenti che ci portano a rompere frontiere geografiche e allo stesso tempo attivano attaccamenti alle specificità e concorrenze. Al sommovimento socio culturale si affianca l’affacciarsi di nuove istanze, interessi, rappresentazioni della realtà.
    E tuttavia questa molteplicità si trova a confrontarsi con due fenomeni che la caricano di conflittualità: la percezione sempre più netta che le risorse non sono accrescibili come si poteva pensare e la pressione verso il cambiamento, per cui tutti i soggetti che si affacciano sulla scena sociale possono autorizzarsi a essere portatori di orientamenti per il cambiamento.
    Ma se è vero che l’esistenza dei conflitti in una società come la nostra è normale perché è così difficile per i gruppi e per gli individui rappresentarseli come parte ineliminabile della quotidianità?
    Dopo l’approfondita disanima circa i modelli culturali che impregnano il nostro modo di pensare e gestire il conflitto, viene reso ben evidente come in ognuna delle modalità adottate per la gestione dei conflitti non si riesca più a vedere l’oggetto del contendere in modo tale che possa prendere corpo e mantenere una sua visibilità e come, in tali condizioni, sia impossibile una comunicazione dal momento che l’altra parte non è riconosciuta come tale ma semplicemente vista come qualcuno a cui bisogna imporre ciò che noi abbiamo visto dalla nostra parte.
    Esplicitare le rappresentazioni, ri-rappresentarsi i problemi, ri-definire gli oggetti, ri-definire le posizioni sono possibilità migliori di affrontare diversamente i conflitti.
    Nei contesti associativi, nelle comunità locali o dove occorre prendere decisioni, i rappresentanti designati possono limitarsi a restare legati agli interessi di cui sono portatori ma anche “essere capaci di rappresentazioni, …di trovare modi più aperti di vedere i problemi”.
    Questa modalità dunque richiama non tanto il termine “mediazione” ma quello di “negoziazione”, dove si fa riferimento all’antica attività umana del “negozio” per la quale è reso, appunto, più visibile ciò che si scambia

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