Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino

"Influenzamento dell'industria sul territorio", Cesare Annibaldi, Torino, giovedì 4 febbraio 1999

Unità archivistica
  • Tipologia
    Unità archivistica
  • Data
    4 febbraio 1999
  • Descrizione
    Relazione di Annibaldi “Influenzamento dell’industria sul territorio” del 4 febbraio 1998 tenuta nell’ambito della Scuola di formazione civile e politica.
    Annibaldi vanta decennale esperienza in RIV e FIAT nei rapporti con i sindacati e con il territorio analizza l'influenza in modo biunivoco, da una parte la presenza stessa dell'industria con le sue produzioni, i suoi andamenti e la conseguente occupazione; dall'altra lo sviluppo del territorio, le condizioni di investimento che offre: dalle condizioni fiscali ai costi e all'esistenza dei servizi; l'efficienza della pubblica amministrazione, il costo e la disponibilità della manodopera, la possibilità di creare il “distretto” con la conseguente sinergia.
    Sottolinea che, con l'avvento della globalizzazione, si crea la possibilità della delocalizzazione che, per le aziende può essere una opportunità, ma per il territorio un grave danno in termini di mancata occupazione
    Il condizionamento dell'industria sul territorio è fondamentalmente dal punto di vista occupazionale e i danni maggiori sono dovuti al disinteressamento più che da eccessive ingerenze.
    Dal punto di vista politico ovviamente l'appoggio è stato dato a quei partiti favorevoli alle forze industriali ed è stato particolarmente forte negli anni 50 nella lotta al comunismo, vista come battaglia negli interessi del paese. Oggi si cerca di ottenere consensi con interventi di tipo culturale e filantropici nei confronti del territorio.
    Per il futuro ritiene che l'influenza dell'industria diminuirà perché diminuirà la dimensione delle industrie. Inoltre la scelta italiana della concertazione con le forze sociali da parte del governo sta perdendo forza e si tende a non riconoscere unione industriale e sindacati come espressioni della società civile. Questo in aggiunta alla diminuita influenza dello stato sui consumi interni e quindi sullo sviluppo o meno dell'industria stessa.
    Risponde poi alle domande (che non si sentono) evidenziando che l'atteggiamento mediamente anti industriale della società italiana è dovuto al fatto che la nostra nazione ha una storia industriale relativamente breve, sottolinea che il terziario sinora non ha influenzato politicamente il territorio.
    La politica culturale delle industrie inizia negli anni 80 per recuperare l'atteggiamento contrario sviluppatosi nella società nel periodo precedente.

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