Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino

Centro sociale Basaglia

Subfondo
  • Descrizione

    Il Centro sociale Basaglia è stato un luogo dove, dal 1983 al 1999, si sono manifestate con grande evidenza da un lato la ricchezza dei rapporti tra il fermento politico e culturale della città di Torino e della sua cintura suburbana con le attività di animazione di quartiere, i laboratori artigianali, teatrali, artistici; dall’altro l’opera di chiusura del manicomio e la formazione dei servizi territoriali di salute mentale. Proprio questa apertura alla dimensione della partecipazione collettiva ha permesso il superamento della rigidità delle risposte preformate e delle pratiche della separazione tecnicistica, così ben radicate nell’istituzione totale psichiatrica.
    Sono anni di intensa attività, che si intrecciano e si collegano con altre esperienze nazionali di chiusura degli ospedali psichiatrici in cui gli operatori della cooperativa Il Margine si confrontano costantemente con gli obiettivi da raggiungere, le promesse mancate, le resistenze al cambiamento del personale della struttura manicomiale, il problema della residenzialità, la diffidenza della società civile e l’integrazione sul territorio.
    Per agire come centro sociale in un manicomio ancora funzionante a pieno ritmo, con dieci medici primari ancora in carica, gli operatori, che per scelta non avevano specifiche professionalità mediche, infermieristiche, educative o similari, si avvalevano di attività e laboratori come pittura, falegnameria, ceramica, gastronomia, cura del sé, teatro, video e fotografia.
    Si trattava a volte di mettere in mano una penna, un pennello, un mestolo, un martello o una telecamera a persone che arrivavano da decenni di vita inattiva, dimenticati al fondo di un reparto; in molti hanno rivelato talenti fino ad allora mai svelati.
    Partendo da questo lavoro di conoscenza delle persone internate, svariate vie vennero prese per dare risposte di uscita: La Nuova Cooperativa offriva opportunità di lavoro; con il Progetto Handicappati si individuarono tutte le persone relegate in manicomio per disabilità fisica o intellettiva, per attivare a percorsi specifici; il Torino Progetto dedicava la propria attività al problema casa.
    Si organizzavano eventi e attività culturali e informative rivolte alla città di Collegno: non bisogna dimenticare che, per la popolazione residente tutt’intorno, il manicomio era qualcosa di importante, soprattutto dopo l’abbattimento del muro. Tantissimi furono gli incontri nelle scuole, soprattutto medie e superiori, ma anche con le scuole elementari, che erano proprio di fronte all’ingresso del manicomio e dove i bambini avevano “adottato” un ricoverato; oppure erano le classi a venire dentro il manicomio. Per anni con il programma Esplorando Esplorando, da gennaio a giugno una sessantina di studenti delle scuole medie attivava un percorso di conoscenza dell’ex manicomio di Collegno. In collaborazione con gli insegnanti si era costruito un percorso articolato: i ragazzi hanno così potuto approcciare i temi della malattia mentale e del superamento del manicomio entrando a contatto diretto con la struttura e con le persone che ci vivevano o lavoravano, ricoverati, infermieri, operatori sociali, psichiatri, e anche amministratori dell’Asl.
    I ragazzi hanno così potuto visitare il reparto 4 e le comunità Le Palme, Andromeda, Sirio e Caravella, conoscendo e intrattenendosi con i degenti. Il ciclo degli incontri si concludeva l’ultimo giorno di scuola con un momento di grande festa con rinfresco, preparato dai ragazzi insieme ai frequentatori del laboratorio di gastronomia del centro sociale.
    Ai cittadini ci si rivolgeva coinvolgendo i ricoverati con feste, mostre, iniziative artistiche e culturali, partecipazione a eventi locali, dalla festa patronale al carnevale, oltre a convegni, seminari e incontri dedicati più specificamente agli operatori. Il parco dell’ospedale psichiatrico dopo l’abbattimento del muro era pochissimo frequentato e fu inserito nella planimetria urbana come Parco Generale Dalla Chiesa, uno spazio nuovo per la città.
    In questa area ex manicomiale, con l’apporto decisivo del Comune di Collegno, sono state organizzate molte iniziative di grande rilievo culturale e artistico. Gli artisti e gli intellettuali sono stati molto presenti e desiderosi di confrontarsi con la “Zona”. D’altro canto le persone ricoverate, che avevano passato decenni nell’inerzia, nell’abbandono o nel lavoro coatto, in un contesto sostanzialmente violento, erano interessate a forme comunicative più radicali e meno mediate della norma. Ne ricordiamo qualcuna: Dacia Maraini è venuta alla rappresentazione dentro l’ospedale psichiatrico del suo testo teatrale Contrattempo; Natalia Ginzburg ha scritto una presentazione a una raccolta dei suoi versi ed è venuta a conoscere Felice Fischetti, un ex ricoverato poeta. Sempre su Felice Fischetti, Tonino De Bernardi ha girato un corto di 30 minuti, Il cammino difficile, prodotto e poi trasmesso dalla Rai; Gianni Barengo Gardin è venuto alla presentazione della mostra sua e di Carla Cerati alla Sala delle Arti; Alda Merini si è rifiutata di entrare in ospedale psichiatrico e ha letto le sue poesie alla libreria il Laboratorio a Collegno; Stalker Teatro con la rassegna annuale Differenti Sensazioni ha portato nel parco dell’ospedale psichiatrico l’avanguardia teatrale artistica internazionale di quegli anni; Mario Merz ha tenuto laboratori con i ricoverati e realizzato un affresco grande quanto la parete di un padiglione, tutt’ora esistente.
    Nel 1999 il processo di chiusura del manicomio era stato praticamente ultimato e il Centro Basaglia è stato chiuso.

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