Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino - Polo del '900

Lettera di Franco Montagnana ai genitori, Torino 14 settembre 1945

Documento
  • Segnatura archivistica

    33

  • Data

    14 settembre 1945

  • Contenuto

    Dopo tanti anni ha ricevuto una loro lettera scritta direttamente a lui. Lavora in una cooperativa di trasporti che hanno fondato con camion presi ai tedeschi (sede a Pinerolo, succursale a Torino). Racconta gli avvenimenti della fine delle ostilità a Torino: “Ora vi racconterò più o meno come è andata la fine delle ostilità qui a Torino: qualche giorno prima della lotta insurrezionale si sentivano di già i sintomi di una disgregazione avanzata dell’esercito nazifascista in quanto gli uomini che si arrendevano a noi aumentavano giorno per giorno ed era molto piacevole vedere i ‘conquistatori del mondo’ obbedire di scatto agli ordini che ricevevano da uno qualunque di quei partigiani che avevano promesso di annientare in quindici giorni nel 1943. Poi tutto d’un tratto l’ordine del comando di raggruppamento di raggiungere una località vicino a Torino per l’episodio finale. Immediatamente i distaccamenti di pianura attaccavano presidi e colonne tedesche per fornirsi di camion con i quali trasportare i 450 uomini della nostra brigata (come avrete saputo dalle mie lettere precedenti eravamo vicino a Torre Pellice (La Tour) e c’era ben 80 km. Per raggiungere il punto di Torino per il quale eravamo destinati ad entrare in città. Bisogna che sappiate che mentre andavamo verso Torino a Luserna e Torre resistevano ancora presidi tedeschi che non si volevano arrendere. Con 15 camions sovraccarichi entrammo a Torino il 26 a mezzogiorno (fino alle Molinette) ed eravamo la prima brigata partigiana che entrava a Torino ma bisogna dire che gli operai delle fabbriche avevano lavorato così bene che la resistenza veramente solida era cessata e bisognava solo più annientare gruppi isolati che continuavano a resistere. L’accoglienza del popolo fu veramente commovente e per me che era quasi due anni che non vedevo Torino, rivedere il Borgo S. Paolo e la casa di nonna mi fece un’impressione molto strana. Penso a quel che proverete voi quando rivedrete Torino dopo quasi vent’anni. La liberazione di Torino ci cosò una ventina di morti e qualche ferito”.
    Dattiloscritto.


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