Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino - Polo del '900

Organizzazione, problemi del partito

Serie
  • Tipologia

    Serie

  • Segnatura archivistica

    Fipag / Pci-To / 2.1. Organizzazione, problemi del partito

  • Data

    1947 - 1990
    1947, 1950, 1952-1953, 1957, 1960-1990

  • Consistenza

    bb. 10 (fascc. 48)

  • Contenuto

    In un partito di massa, fortemente strutturato quale era il Pci, la commissione (odal 1983 il dipartimento) che si occupava di organizzazione rivestì un ruolo importante. Il responsabile che era un funzionario designato dal Comitato federale, ha quasi sempre fatto parte della Segreteria della Federazione.
    Le principali competenze operative della Commissione di organizzazione comportavano la cura dei rapporti con la struttura periferica (zone, sezioni, cellule), la definizione della loro articolazione sul territorio e nelle aziende (su mandato e con la successiva approvazione degli organismi direttivi superiori), la direzione delle campagne di tesseramento al partito, l’elaborazione di dati e statistiche sul partito (tesseramento, elezioni, iscritti agli organismi di massa, cioè sindacati dei lavoratori, Udi, ecc.), la preparazione di campagne particolari e dei congressi. La Commissione di organizzazione ebbe competenze anche nella formazione politica dei quadri.
    La Commissione di organizzazione si presentava articolata in sezioni o uffici, variabili nel corso degli anni. Costante è stata la sua suddivisione in due settori, uno per la città di Torino e l’altro per la provincia, affidati ognuno a distinti funzionari.
    Variabili nel tempo furono invece altre articolazioni, dovute all’accorpamento o al disaccorpamento di competenze. Ad esempio, nel 1954, anno in cui su indicazione degli organismi direttivi nazionali furono ridefinite le commissioni federali accorpandole per consentire una maggiore unità d’azione politica, a Torino la Commissione di organizzazione comprendeva: la sezione quadri e scuole di partito, la sezione amministrazione, la sezione agraria, la sezione enti locali, il responsabile del lavoro dei partigiani per la pace e quello del lavoro verso gli ex combattenti. Precedentemente e successivamente si verificarono altre significative variazioni nella composizione della
    commissione, che per necessità di sintesi non è possibile qui ripercorrere.
    Sembrerebbe di cogliere una riduzione di importanza della Commissione di organizzazione, pur rimanendo sempre rilevante, a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, in particolare dal 1959, anno in cui venne costituito a Torino il Comitato cittadino che coordinava e dirigeva la politica del Pci in città, e che quindi si assumeva anche la responsabilità diretta dell’organizzazione (per quanto riguarda la provincia era sempre esistito il Comitato provincia sin dal 1945).
    Il responsabile del Comitato cittadino (detto anche segretario cittadino) e quello del Comitato provincia facevano parte della Commissione provinciale di organizzazione.
    Nel 1969 fu costituito il Collettivo città, che sostituì il Comitato cittadino, con competenze che tesero a superare l’aspetto meramente organizzativo per una maggiore direzione effettiva e complessiva dell’attività politica sul territorio cittadino e verso le aziende. Tale caratteristica verrà ereditata dal ricostituito Comitato cittadino pochi anni dopo.
    In sostanza si può cogliere una tendenza costante, in particolare dal 1957, a democratizzare la vita del partito attraverso un sempre più ampio decentramento delle attività di direzione della federazione verso la periferia; in questo senso è significativa la valorizzazione dell’assemblea dei segretari di sezione verificatasi negli anni Settanta.
    Sempre in questa direzione va considerata la riforma del 1983 e quelle successive fino al 1991, anno di scioglimento del Pci e della costituzione del Pds, caratterizzate dal sempre più rilevante ruolo che si voleva assumesse la struttura periferica, cioè le sezioni e le zone; queste ultime furono sostituite alla fine del 1989 dalle unioni (12 in città e 23 in provincia), strutture con ampie autonomie e responsabilità.
    Nel 1983, le attribuzioni della Commissione di organizzazione furono rilevate dal Dipartimento per i problemi del partito, di nuova costituzione, a cui facevano capo il Comitato cittadino, il Comitato provincia, l’amministrazione, il patrimonio, l’organizzazione e la gestione del personale, le iniziative di politica internazionale.
    Nel periodo successivo, l’organigramma della Federazione registrò una netta differenziazione tra strutture di direzione politica e strutture di direzione operativa, a sottolineare l’intento di attribuire maggiore peso alle prime, e quindi una maggiore garanzia rispetto ai pericoli del “centralismo burocratico”. Dal punto di vista delle competenze dell’organizzazione si verificò da una parte la costituzione di una “commissione partito” del Comitato federale e dall’altra la responsabilità operativa affidata all’Ufficio di direzione, direttamente dipendente dalla Segreteria che comprendeva i vari dipartimenti tra cui quelli organizzativi.


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