Piero Gobetti nacque a Torino il 19 giugno 1901, da una famiglia di piccoli commercianti al dettaglio, originaria della provincia. Ammiratore de «La Voce» di Giuseppe Prezzolini, nel novembre del 1918 diede vita alla sua prima rivista, «Energie Nove», coinvolgendovi alcuni compagni di liceo e la futura fidanzata (e poi moglie) Ada Prospero. Nella rivista, che uscì sino al febbraio 1920 e che faceva diretto riferimento al movimento politico fondato in quel periodo da Gaetano Salvemini attorno al periodico «L'Unità», comparvero scritti di Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Guido De Ruggiero, Balbino Giuliano, Rodolfo Mondolfo, Giovanni Gentile. Nel frattempo Gobetti iniziò a interessarsi alla storia e alla cultura russe, attratto dall'esperienza rivoluzionaria dei soviet; prese a studiare il russo, insieme ad Ada Prospero, e con lei pubblicò nel 1920 alcune traduzioni di opere letterarie minori. Nello stesso periodo, assistendo all'occupazione delle fabbriche torinesi, entrò in contatto con Antonio Gramsci e con il giornale comunista «Ordine Nuovo», del quale divenne critico teatrale. Chiamato alle armi nell'estate del 1921, ottenne una licenza di sei mesi per malattia, e si dedicò al lancio di una nuova rivista, «La Rivoluzione Liberale», uscita nel febbraio del 1922 con il programma di raccogliere attorno a una riflessione sui caratteri di fondo dell'esperienza storica italiana un'area di intellttuali interessati al rinnovamento della vita politica nazionale al di fuori dei partiti. Ben presto, con l'avvento del fascismo al potere, la rivista divenne uno dei principali organi d'opposizione. Nel gennaio 1923 si sposò con Ada Prospero e poco dopo diede vita a una propria casa editrice. Arrestato due volte, perché sospettato di attività sovversive, radicalizzò sempre più le proprie posizioni politiche, precisandole e sistematizzandole nel volume La Rivoluzione Liberale, pubblicato presso l'editore Cappelli nel marzo 1924. Scoppiata la crisi politica, legata al delitto Matteotti, Gobetti tentò di inserirsi attivamente nella lotta al governo, dando vita a iniziative unitarie delle opposizioni e formando in diverse città italiane i "Gruppi della Rivoluzione Liberale". Fermamente contrario a ogni soluzione di compromesso della crisi, entrò più volte in contrasto con le tendenze moderate dell'Aventino. Nel settembre 1924 fu aggredito e percosso sotto casa da alcuni ex-combattenti fascisti. Nel mese di dicembre iniziò le pubblicazioni della rivista letteraria «Il Baretti». In seguito ai provvedimenti di polizia del gennaio 1925, «La Rivoluzione Liberale» iniziò a essere sistematicamente sequestrata, mentre cresceva sul piano politico il clima di sconfitta dell'antifascismo. Nel mese di novembre un provvedimento delle autorità ingiunse a Gobetti di cessare ogni attività pubblicistica ed editoriale. Ai primi di febbraio del 1926 Gobetti partì per la Francia, con l'intenzione di impiantarvi una nuova casa editrice e di farsi raggiungere dalla famiglia (gli era intanto nato il figlio Paolo). Ammalatosi gravemente, morì però nella notte del 15 e venne sepolto al cimitero del Père Lachaise. A Torino la moglie e alcuni amici (tra cui Piero Zanetti e Santino Caramella) riuscirono a tenere in vita ancora per qualche anno «Il Baretti» e le Edizioni del Baretti.