Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea 'Giorgio Agosti' - Polo del '900
Garosci Aldo
Fondo
Tipologia
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Descrizione
L'archivio personale di Aldo Garosci è stato donato all'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea in due distinti versamenti. Nel 1997 Garosci e la figlia Adriana destinarono all'Istituto le carte custodite nella casa di famiglia in via Balbis a Torino, mentre, dopo la sua scomparsa, Adriana e gli altri eredi hanno conferito l'archivio e la cospicua biblioteca conservati nell'abitazione romana, ultima sua residenza. Si è in questo modo riunito in un'unica sede di conservazione l'intero complesso della documentazione personale di una delle più rilevanti figure di politico, di storico e di intellettuale dell'Italia del Novecento.
Aldo Garosci nasce a Meana di Susa (Torino) il 13 agosto 1907. Iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza di Torino fin dalla prima giovinezza è un risoluto militante antifascista. Nel 1929 si laurea con Gioele Solari con una tesi su Jean Bodin. Collaboratore, dopo la morte di Piero Gobetti, della rivista "Il Baretti", nel 1930 è con Mario Andreis autore del foglio clandestino "Voci d'officina" e tra gli organizzatori a Torino del movimento antifascista clandestino "Giustizia e libertà". Sfuggito agli arresti operati nel 1932, raggiunge Parigi dove, accanto agli amici torinesi Franco Venturi e Carlo Levi, è tra i principali collaboratori di Carlo Rosselli e redattore del settimanale "Giustizia e Libertà". Arrestato e espulso dalla Svizzera nel 1934, allo scoppio della guerra civile spagnola nel 1936 partecipa ai combattimenti contro i franchisti nelle file della colonna italiana di Rosselli. Ferito a Huesca, torna in Francia, da cui è costretto a fuggire dopo l'occupazione tedesca nell'estate 1940. Riparato negli Stati Uniti, prosegue l'attività antifascista con Gaetano Salvemini nella Mazzini Society e collabora ai "Quaderni italiani" di Bruno Zevi; elabora qui la sua Vita di Carlo Rosselli. Nel dicembre del 1943 viene paracadutato nei pressi di Roma ed entra nelle file della Resistenza aderendo al Partito d'azione. Dopo lo scioglimento del partito (1947) aderisce all'Unione dei socialisti e poi al Psdi, sostenitore di una "terza forza" opposta tanto all'egemonia democristiana quanto al monopolio comunista. Tra il 1948 e il 1949 dirige il quotidiano "L'Italia Socialista". Aderisce nel 1953 al movimento Unità popolare, accanto a Codignola, Calamandrei e Vittorelli, non avendo condiviso le posizioni del Psdi sulla legge elettorale maggioritaria. Prosegue la sua attività di pubblicista: collabora con varie testate, lavora intensamente per la Rai e per parecchi anni scrive assiduamente per "Il Mondo" di Mario Pannunzio. Parallelamente all'attività giornalistica, coltiva gli studi di storia. Libero docente di storia moderna e di storia delle dottrine politiche all'Università di Roma (1953-1963), dal 1960 al 1963 è professore straordinario di storia del Risorgimento all'Università di Torino, Dal 1963 al 1968 è ordinario di storia del Risorgimento e dal 1968 di Storia moderna. Rientrato in politica negli stessi anni nella direzione del Partito socialista unificato, poi nel partito socialdemocratico, dirige il quotidiano "L'Umanità" (1968-70). Scompare a Roma il 3 gennaio 2000.
Tra le sue opere principali vanno ricordate: Jean Bodin. Politica e diritto nel Rinascimento francese, Milano, 1934; La vita di Carlo Rosselli, Firenze,1945 (2ª ediz. 1973); Storia della Francia moderna (1870-1946), Torino, 1946; Storia dei fuoriusciti, Bari, 1953; Il pensiero politico degli autori del "Federalist", Milano, 1954; Pensiero politico e storiografia moderna, Pisa, 1954; Gli intellettuali e la guerra di Spagna, Torino, 1959; Antonio Gallenga. Avventura, politica e storia nell'Ottocento italiano, Torino, 1964; San Marino. Mito e storiografia tra i libertini e il Carducci, Milano, 1967.
Al momento del versamento - senza significative differenze tra la documentazione torinese e quella romana - l'archivio si presentava come un imponente accumulo di carte, in gran parte indistinto e spesso caotico, riguardante l'attività di Garosci dal 1944 alla morte. Pressoché inesistente la documentazione relativa al periodo dell'emigrazione, dispersa o distrutta durante la guerra. Grazie all'interessamento di Lorenza e Luigi Cavallo, che qui ringraziamo, è stato possibile escludere la presenza di ulteriori carte di quel periodo a Parigi. L'archivio presentava le tracce dell'intenzione di Garosci, solo parzialmente realizzata presumibilmente alla metà degli anni Settanta, di archiviare la propria corrispondenza per fascicoli in ordine alfabetico: questo riordino, realizzato con identico criterio sia a Torino che a Roma, aveva prodotto una serie di fascicoli intitolati a ciascun corrispondente, spesso corredati da preziose note biografiche. Accanto ad essi si trovavano fascicoli di lavoro prodotti nel corso delle diverse attività, politiche, giornalistiche o scientifiche, il cui contenuto era sovente incoerente o recava i segni di interventi di altra mano, risalenti agli ultimi anni della vita di Garosci. Il riordino ha tenuto rigorosamente conto di queste indicazioni: si è proceduto a raccogliere la corrispondenza sparsa secondo il criterio già presente e si è ordinata la restante documentazione in diverse sezioni tematiche a partire dai fascicoli esistenti, dai quali sono state eliminate le palesi incongruenze, frutto di disordinati o casuali interventi. Ne è risultato un corpus di 1625 fascicoli, raccolti in 105 buste e strutturati in sei "serie": Corrispondenza, Scritti, Attività politica, Associazioni culturali, Editori, Università. Il fondo è stato ordinato e descritto da Barbara Berruti.