Il Monte di pietà di Asti fu eretto nel 1575 per volontà di monsignor Domenico Della Rovere, vescovo di Asti. Più precisamente, fu istituito con la bolla emanata da Papa Gregorio XIII il 1 agosto 1574 e reso operativo in seguito al privilegio rilasciato il 7 luglio 1575 dal Duca Emanuele Filiberto. Dalla bolla e dal privilegio si traggono notizie più precise sulle circostanze dell’istituzione: il vescovo e alcuni cittadini astigiani avevano rivolto una supplica al pontefice per l’istituzione di un Monte e di una confraternita preposta alla sua gestione, al fine di venire incontro ai poveri, vessati dagli usurai ebrei attivi in città. Il tasso di interesse massimo fissato era del 2%; ai documenti prodotti dal Monte era riconosciuta pubblica fede; le controversie erano sottratte alla magistratura ordinaria e affidate al conservatore o giudice del Monte. Anche ad Asti prendeva vita su iniziativa ecclesiastica quell’attività di piccolo prestito su pegno ai pauperes pinguiores (una soluzione non in contrasto con la condanna canonica dell’usura) attiva già da un secolo in altre parti d’Italia. Altre notizie si evincono dalle visite pastorali conservate nell’Archivio della Curia vescovile di Asti, in particolare da quella del 1585: il Monte era gestito dalla confraternita, sottoposta all’autorità del vescovo, e il Consiglio era composto di dodici membri, equamente divisi tra ecclesiastici e laici. La sede originaria era probabilmente ubicata nella zona di Piazza San Secondo, come si deduce da una descrizione dei locali contenuta in una visita pastorale del 1625 e dalla miscellanea del Monte di pietà conservata nell’Archivio storico del Comune di Asti, contenente documenti degli anni 1627-1703, relativi a lasciti, legati e contratti d’affitto di locali ubicati sotto i Portici dei Mercanti in Piazza San Secondo. Sede del Monte, almeno dal 1873, è Via Monte di pietà (l’odierna Via XX Settembre), come confermato da un inventario degli stabili di proprietà dell’istituto risalente al 1875, che consente di recuperare informazioni anche su un altro edificio appartenente al Monte, sito in Via Bonzanigo, adiacente a quello "ad uso istituto" di Via XX Settembre.
Si legge nel primo statuto conservato nel fondo, datato 28 ottobre 1875 che lo scopo dell’istituto era "portare soccorso all’indigenza con imprestito di denaro mediante pegno verso la corrispondenza di un tenue interesse". L’amministrazione era affidata a una commissione composta da otto membri (eletti dal Consiglio comunale per metà fra gli ecclesiastici e per metà fra gli elettori amministrativi della città) e a un presidente (il vescovo) in carica quattro anni. Lo statuto stabiliva inoltre il termine dei prestiti (un anno), fissava il loro valore minimo e massimo, le attribuzioni del presidente e dei membri del Consiglio di amministrazione e le convocazioni delle adunanze. Gli impiegati del Monte – nominati dal Consiglio di amministrazione – erano un segretario d’amministrazione, un tesoriere (o cassiere), un liquidatore computista, un segretario computista e un guardiano o uomo di fatica; a questi impiegati si aggiunse, già dal regolamento del 20 ottobre 1877, un perito estimatore degli oggetti ricevuti in pegno.
L’incorporazione del Monte di pietà nella Cassa di risparmio di Asti avvenne con decreto del capo del Governo del 1 aprile 1944, convalidato con decreto del Ministero per il tesoro del 3 ottobre 1946.
Il Monte di pietà fu assorbito dalla banca con un deficit da salvare, con uffici e strutture da rinnovare, ormai quasi fatiscente. Inoltre, con l’incorporazione il Consiglio di amministrazione della Crat decise la restituzione di tutti i pegni allora esistenti, accordando la rimessione dei prestiti contratti coi pegni stessi, passando a debito del conto erogazioni l’importo relativo (furono così restituiti 330 pegni per un totale di circa 22.940 lire). Inizialmente il servizio fu posto alle dipendenze dell’Ufficio Portafoglio (sezione "Operazioni su pegno") per poi diventare la sezione "Credito su pegno" della Cassa di risparmio di Asti.