PPI (Partito popolare italiano), comitato di Torino
Luogo e/o periodo di attività (AUTG)
PARTITO POPOLARE ITALIANO (Ppi, 1919-1926). Partito italiano che organizzò i cattolici dopo la prima guerra mondiale. Fondato da don Luigi Sturzo il 18 gennaio 1919, una volta superato il non expedit, nacque aconfessionale, con un programma di politica interna favorevole all'introduzione della legislazione sociale, alla riforma tributaria e a quella agraria (incremento della piccola proprietà contadina), al decentramento amministrativo e alla difesa dell'insegnamento privato. In politica estera proponeva l'adesione alla Società delle nazioni e la sostanziale accettazione dei Quattordici punti di Wilson. Nel giugno del 1919 a Bologna si tenne il I congresso in cui le posizioni di Sturzo sulla aconfessionalità prevalsero sulla linea integralista di padre Agostino Gemelli. Alle elezioni del 1919 il Ppi conseguì un ottimo risultato con il 20,6% di consensi e 100 seggi alla camera. Il II congresso (Napoli, aprile 1920) confermò il radicamento del partito con la confluenza delle istituzioni della borghesia cattolica (banche, giornali e casse mutue) e del movimento sindacale cattolico. Il Ppi negò l'appoggio al governo Nitti (mancata riforma agraria) e fu oggetto delle violenze fasciste. Non pochi dirigenti vedevano tuttavia di buon occhio l'anticomunismo e l'antisocialismo fascisti, e dopo la marcia su Roma alcuni popolari appoggiarono il primo ministero Mussolini (1922). Nell'aprile 1923 al III congresso prevalse però la linea antifascista di Sturzo, che provocò la rottura con il Vaticano, preoccupato di non compromettere i buoni rapporti con il regime. Perduto l'appoggio della gerarchia cattolica Sturzo si dimise (luglio 1923) e fu sostituito da un triumvirato (Rodinò, Gronchi e Spataro). Alle elezioni-farsa del 1924 il Ppi raccolse il 9% dei consensi. Dopo l'uccisione di Matteotti partecipò all'Aventino, e fu sciolto con le leggi speciali del novembre 1926. Una parte dei suoi esponenti partecipò alla fondazione della Democrazia cristiana nel 1943. Nel 1994 il Partito popolare venne ricostituito dalla maggioranza della Dc guidata da Mino Martinazzoli. Era un tentativo di superare la crisi in cui a inizio degli anni novanta era sprofondata la Democrazia cristiana e di accreditarsi come un'alternativa di centro di fronte alla polarizzazione degli schieramenti determinata dal nuovo sistema elettorale maggioritario (1993).
Il Partito popolare italiano (PPI), nato alla scomparsa per scioglimento della Democrazia Cristiana, si è successivamente scisso nel 1994 scegliendo di sostenere il centro-sinistra.
Struttura amministrativa
Struttura amministrativacomitato di Torino
Struttura amministrativaStruttura cittadina (Comuni superiori ai 10.000 abitanti). Gli organi della struttura cittadina sono:
a) l’Assemblea cittadina costituita da tutti gli aderenti al Partito nell’ambito territoriale di competenza, con elettorato attivo e passivo riservato ai soci;
b) la Direzione cittadina costituita dal Segretario, da uno o più vice segretari, dai Segretari delle sezioni cittadine, da un numero di componenti eletti non superiore al 10% degli iscritti al Partito nell’ambito territoriale di competenza, dai componenti i gruppi consiliare comunali e circoscrizionali del Ppi e come membro con voto consultivo dal Segretario provinciale del Partito o suo delegato.
La Direzione cittadina nomina un Tesoriere.