Collezioni storiche del Politecnico di Torino

La ricostruzione dell'isolato Sant'Emanuele a Torino.

Unità archivistica
  • Tipologia
    Unità archivistica
  • Descrizione
    Progetto per la ricostruzione dell'isolato Sant' Emanuele a Torino.
    Lo studio Melis-Bernocco progetta nell'isolato Sant' Emanuele, all'imbocco del primo tratto di via Roma, un edificio di proprietà della Società Reale Mutua di Assicurazioni. L'edificio preso in esame appare subito come un elemento di rottura con il contesto circostante. Questa caratteristica sarà voluta da Melis stesso: "staccare decisamente le due costruzioni, quella moderna e quella vincolata. Cosicchè la Torre compie da una parte la costruzione a carattere moderno e con la vetrata della scala crea una soluzione di continuità tra i piani". La torre non sarà mai "un grattacielo nel senso comune della parola. Saremo sempre a casa nostra, non andremo a chiedere nulla in prestito ai forestieri. Sarà una torre, una torre italiana". Già del resto gli ideatori dell'edificio, l'arch. Melis e l'ing. Bernocco, la chiamano torre, convinti che non c'è ragione che non abbia a star bene, a fare bella figura. Essi osservano che gli edifici di piazza Castello presentano delle masse che, eccedendo sul rimanente, danno movimento e leggiadria: il teatro Regio da una parte, la Chiesa di S.Lorenzo dall'altra e, più lontano la cupola della Sindone e il campanile del Duomo". Costruito negli anni che vanno dal 1933 al 1935, il Palazzo presenta notevoli innovazioni, (è il primo edificio multipiano con struttura metallica elettrosaldata costruito in Italia). Nella scelta dei materiali per la costruzione dell'edificio emerge chiaramente il continuo oscillare tra innovazione e tradizione che caratterizza tutta l'opera di Melis. Mentre per il rivestimento della facciata viene fatto impiego di materiali tradizionali, assolutamente innovativa si rivela la scelta del vetrocemento per i balconi, del linoleum per le coperture e del metallo per i serramenti a filo facciata e a saliscendi. tale scelta sarà emblematica per lo sviluppo dell'architettura moderna. E' inoltre da evidenziare l'uso delle strutture in metallo, la cui crescente importanza è inversamente proporzionale alla credibilità che essa riscuote presso i contemporanei (Melis sarà costretto a imbullonare la struttura). L'uso massiccio delle mattonelle di litoceramica è alternato all'utilizzo delle lastre di travertino che assumono la funzione di fascia marcapiano, annullando lo slancio verticale e sottolineando la dimensione orizzontale della base del palazzo. Le lastre di travertino inoltre impiegate nel grattacielo per dare rilievo al corpo scala principale, nella quale è inserita una serie di finestre in vetrocemento che provoca un suggestivo contrasto di vuoto su pieno. Nell'edificio sembrano realizzarsi tutte le teorie di Melis intorno alle caratteristiche di una reale architettura moderna: "gli andamenti complessivi di piani e di linee, il rapporto di pieni e di vuoti, i valori tonali delle luci e delle ombre, le sensazioni statiche delle reazioni fra masse inermi e sostegni e quelle geometriche astratte delle direzioni, delle forze, dei rapporti di grandezza. Procedendo ulteriormente si arriva alla valutazione estetica della lucida nudità, del gioco astratto dei volumi puri nell'atmosfera".
    Ma è soprattutto la distribuzione interna degli ambienti e delle funzioni che richiama ai contemporanei il carattere razionalista dell'opera in quanto essa "provvede molto bene, cioè razionalmente a ogni necessità, adeguandosi al gusto della vita moderna. E se convincesse in linea d'arte ed estetica quanto convince in linea pratica, le si potrebbe aprire dovunque e sempre le braccia". L'utilizzo del cemento armato nelle fondazioni e del metallo nell'intelaiatura, è una scelta che porterà alla eliminazione della necessità di archi e volte, giungendo a quella "valutazione estetica dei fori rettangolari e degli ambienti cubici" tanto auspicata da Melis nei suoi scritti. Grande importanza è dato inoltre "alle sorgenti luminose che mettono in valore la visione notturna dell'edificio" con un singolare exploit dei balconi in vetrocemento: attraverso pavimenti e solette, una serie di corpi luminosi integrali abbracciano lo spigolo dell'edificio, creando un voluto contrasto con gli antichi monumenti della piazza. La negazione dell'importanza dell'angolo, esplicitata attraverso il ricorso alla parete curva, non solo rivela una "tendenza a mettere in evidenza la difficoltà sorpassata affrontando procedimenti più involuti, ma fonti di un godimento estetico più sottile", ma richiama e sottolinea il carattere dinamico dell'edificio, adatto a essere osservato passando in velocità più che a essere staticamente contemplato. La torre suscita nei contemporanei un grande entusiasmo. Essa diventa nuovo simbolo della Torino moderna e fascista, in contrapposizione alla Mole Antonelliana, specchio del "modernismo del basso ottocento". "Il grattacielo torinese- infatti- è quanto di più opposto si possa immaginare alla Mole Antonelliana. In esso la meccanica è meccanica, e l'arte riesce a farla dimenticare come tale nella funzione espressiva. L'architetto ha pensato alla struttura che è già forma, ed è diventato ingegnere senza dimenticare di essere architetto. La torre torinese è un'opera d'arte, un'opera d'arte moderna, intendendo l'aggettivo nel suo valore spirituale di cosa spiritualmente nuova, e perciò necessaria ed espressiva. E' interessante vedere come l'architetto ha saputo trarre partito, per far vivere l'opera sua non da espedienti e trovatine, ma da uno schema di chiarezza semplice e robusto, che si appoggia sul gioco delle masse e fa collaborare i motivi cromatici di due soli materiali: il mattone e il travertino. La facciata verso via Viotti è intesa a preparare lo slancio della torre: la fasciatura chiara dei primi dieci piani, che si incurva piena di grazia a modellare l'angolo verso via Monte di Pietà, si intesta decisa al nascimento della torre, marcato dall'arretramento degli ultimi piani". Per inoltrarsi nella comprensione dell'importanza dell'edificio ci è parso opportuno descriverne le principali caratteristiche. Strumenti essenziali per questo lavoro sono stati i progetti rinvenuti nel Fondo. L'edificio è composto di tre parti che presentano caratteristiche caratteristiche peculiari molto diverse, apparendo non molto equilibrate nella loro composizione. La prima parte è il fronte su via Roma, all'imbocco con piazza Castello. Essa è una costruzione a portici (così come richiesto dal R.D.L. del 3 luglio 1930), con ossatura in cemento armato di cinque piani fuori terra più il sesto arretrato. Le colonne sono in diorite lucida del canavese. Il problema che può essere causato dalla lunghezza della facciata sulla via è stato scongiurato con l'ausilio di una struttura in cui i ritti sono svincolati dalle piattabande. Tale soluzione permette alla costruzione di tollerare gli scorrimenti orizzontali causati dalla dilatazione termica e dal ritiro del cemento armato. Il collegamento ritti-piattabande è stabilito attraverso cuscinetti di piombo, e per mezzo di un bolzone di piombo. La seconda parte è quella che si affaccia sulla piazza in cui la facciata è interamente conservata solo nel suo aspetto esteriore, pur essendo elevata di due piani arretrati. Nel punto di immissione di via Viotti sulla piazza è stata creata una piazzetta per mezzo della demolizione dell'esistente. Ciò rende migliore l'imbocco delle tre vie e consente un gioco di masse che "facciano da collegamento tra la parte vecchia e quella nuova e presentare più suggestivamente lo spigolo della Torre, che dalla piazzetta si innalza ininterrottamente per quasi 90 m.". La terza parte è quella del tutto moderna, il fronte su via Viotti. Essa si innalza per la parte più larga a dieci piani fuori terra, slanciandosi nella torre a venti per 72,30 metri di altezza. La torre è sovrastata dalla torretta contenente la cella campanaria, nella quale è riposta una campana di piombo dedicata ai caduti fascisti. Sulla torretta, infine, svetta l'asta della bandiera che si conclude, a 100 metri di altezza, con un fanale a luce intermittente per la navigazione aerea notturna. Il piano tipo della torre comprende un appartamento o un ufficio composto di sei vani, ingresso e servizi. L'impiego di acciaio per questo piano sarà di 795 tonnellate. L'ossatura metallica è costituita da travi a doppio T con orizzontamenti su travetti sovrastati da voltine. La leggerezza dell'ossatura metallica è appesantita dal calcestruzzo di pomice in cui la struttura viene annegata per essere protetta da fuoco e ruggine, e dal rivestimento esterno in lastre di travertino e mattonelle in litoceramica ancorate con staffe zincate a un muriccio di mattoni di 12 cm sul quale è applicato uno strato di cm.6 in cemento poroso. Il passaggio per le canne e le tubazioni è consentito da una camera d'aria; questo sistema darà una coibenza termica pari a quella di un muro di mattoni di 70 cm. Altra importante innovazione è costituita dai balconi provvisti di ribalte luminose per le illuminazioni di gala dell'edificio. Le scale interne sono di lamiera in ferro, rivestita da un doppio strato di linoleum, materiale largamente usato nelle opere di Melis. La copertura è interamente a terrazzi, con cassette per i fiori e pergolati per l'estate, quasi a sottolineare la necessità di "un miglioramento dell'aspetto dell'edificio visto dall'alto, quale apporto allo sviluppo del volo, alla cui visione si vorrebbero offrire panorami di terrazze fiorite più che disordinate distese di comignoli e abbaini". La scelta di concludere l'edificio con una "torre" dimostra il carattere tradizionalista dello stile moderno italiano. In essa si legge infatti un "ritorno alle case torri della tradizione italiana ". L'uso del contrasto tra il rosso vibrante delle ceramiche in litocemento e il bianco delle lastre di travertino, che la notte vien riproposto dal contrasto tra le finestre e i balconi illuminati e la parete buia, ricorda alcune forme dell'espressionismo tedesco di Mendehlson.
  • Consistenza
    298 unità documentaria