Progetto per il risanamento della zona Tanaro di Alessandria.
Unità archivistica
Tipologia
Unità archivistica
Descrizione
Progetto per il risanamento della zona Tanaro di Alessandria.
A partire dalla fine degli anni Venti anche a Alessandria si manifestano le avvisaglie della crisi economica internazionale; nel tentativo di porre un freno alla disoccupazione e nel contempo per costruire il volto del nuovo regime, le Amministrazioni Comunali alessandrine avviano una serie consistente di opere pubbliche e soprattutto approfittano della situazione per risolvere alcuni dei problemi urbanistici irrisolti da anni. Già nel 1908, con la restituzione dei terreni demaniali delle fortificazioni si era pensato a un piano di ampliamento, imperniato su alcuni punti, quali la ricucitura dei nuovi tessuti periferici, il risanamento igienico di questi e dei centri storici, il riordino viario complessivo. Lo scoppio della I guerra mondiale, l'avvento del fascismo impediscono di continuare a lavorare sulla stessa direzione e, dopo una serie innumerevole di provvedimenti spesso anche contraddittori tra di loro, nel 1937 è bandito il Concorso per il Piano Regolatore e di ampliamento della città. Il Concorso, per la chiarezza con la quale è strutturato, richiama a sè molti degli urbanisti più importanti del periodo; nell'aprile 1938 vengono premiati i quattro progetti migliori, e, tra questi, il progetto del gruppo Melis, Annibale Rigotti, Andrea Rondelli, risulterà il vincitore. La questione più annosa di fronte alla quale i progettisti si trovano di fronte è quella del traffico, in Alessandria infatti convergono molte importanti arterie stradali e ferroviarie alle quali è necessario assicurare un organico smistamento, senza deviare troppo i traffici dal nucleo centrale. Altro problema di estrema importanza è quello del miglioramento dello "stato igienico del quartiere tra piazza Tanaro e Piazza S. Stefano, uno dei più malsani della città, e una eliminazione del grave sconcio delle misere casupole semidemolite, che formano ora non attraente fondale a chi proviene da Torino". Tenuto conto di questi e altri problemi il progetto a opera dell'arch. Armando Melis e gli ingg. Annibale Rigotti e Mario Rondelli dimostra una buona preparazione urbanistica generale. In esso hanno un carattere altamente positivo lo studio delle nuove tangenziali per lo smistamento del traffico distante dal centro cittadino, la creazione di una nuova arteria di attraversamento nella zona Tanaro e l'idea del risanamento dei quartieri degradati. L'attuazione di quest'ultimo punto prevede una serie di demolizioni "eccessiva e non sempre giustificata". Le edificazioni residenziali intensive, il complesso degli ospedali e le residue aree industriali e militari sono definite, per mezzo della zonizzazione, all'interno degli antichi spalti. All'esterno della cinta il piano di ampliamento prevede il riordino del quartiere degli orti, la creazione della zona annonaria con il macello e i nuovi mercati ortofrutticoli e del bestiame. La zona del quartiere Cristo è invece destinata a insediamenti di edilizia popolare. Anche il problema del verde non è tralasciato, e si proporrà la creazione di nuove aree verdi a sud del cimitero. Il Comune non adotterà il Piano vincitore (anzi, una serie di lungaggini burocratiche impedirà per lungo tempo a Alessandria di avere un nuovo piano regolatore), ma nel 1939 incaricherà Melis di redigere il progetto esecutivo per il risanamento della zona Santo Stefano. Il piano per la zona Tanaro ricalca le coordinate ideologiche del piano di risanamento previsto per l'intera città. Dovendo operare su una fortemente edificata il problema viario è risolto per mezzo di un allargamento della sezione stradale delle arterie di traffico più importanti con il conseguente abbattimento di tutta una serie di edifici considerati "malsani"; al collegamento tra piazza Santo Stefano, piazza della Lega e Piazza Vittorio Emanuele è data una estrema importanza, anche per mezzo di una operazione di rettifica viaria e di allargamento e razionalizzazione di Piazza della Lega. Il progetto di Melis è approvato dal Comune nell'aprile 1940, ma il Ministero dei Lavori Pubblici ne impedirà l'attuazione senza prima aver dato l'approvazione a un Piano Regolatore Generale per l'intera città; il Podestà esonera quindi Melis dall'incarico e demanda all'Ufficio Tecnico Comunale di redigere il Piano Regolatore Generale. L'incalzare degli avvenimenti politici impedisce comunque di arrivare a una soluzione del problema che sarà riaffrontato solo nel dopoguerra. Questa vicenda sottolinea ancora una volta di come, una mancata organizzazione del corpus legislativo in materia urbanistica abbia spesso portato a prese di posizioni dannose delle quali spesso ancora oggi stiamo pagando le conseguenze.