Battista Santhià racconta dei suoi rapporti con Mario Montagnana, la moglie Anna Maria Favero ed il cognato Paolo Robotti, a Bruxelles nel biennio 1927-1928. Mario per la sua condizione di rifugiato all’estero che lui percepiva come una sorta di privilegio ingiusto, che gli impediva di fare lavoro politico. Nel 1929 Mario tornò illegalmente a Parigi. Per i dettagli sulla fuga all’estero di Mario Montagnana (1926), Giorgina Levi cita l’autobiografia di Paolo Robotti, “Scelto dalla vita”.
Seguono il racconto dell’arresto dello stesso Santhià il 28 giugno 1931 a La Spezia e alcuni ricordi della casa e dei ragazzi Montagnana, del prozio Davide (proprietario di risaie) e di mamma Consolina (“nonna Cita”).
Santhià infine ricorda il rapporto di grande amicizia e stima con Mario, nato con il suo trasferimento dalla barriera di Milano a Borgo San Paolo [due quartieri operai di Torino].