Santhià racconta di conoscere la famiglia Montagnana dal 1914, anno in cui Mario iniziò a partecipare al movimento contrario alla preparazione della guerra. Fu la nonna Consolina (nonna Cita) a determinare l’orientamento morale pacifista di tutta la famiglia. Il sentimento contro la guerra aveva un carattere prettamente politico per Mario, Rita e Clelia mentre per gli altri era una adesione soprattutto umana. Santhià ricorda che Mario partecipò immediatamente alle assemblee ed alle manifestazioni del movimento. Rita invece era impiegata all’Alleanza cooperativa ed entrò a far parte attivamente del Partito attraverso i gruppi di difesa delle donne; quando molti dirigenti furono arrestati, Rita seppe tenere i contatti con il partito e si dedicò al lavoro illegale. Era di carattere un po’ riservato, ma molto decisa nel perseguire i suoi obiettivi. Clelia era invece una personale fondamentalmente indecisa e temeva molto la violenza. Successivamente Santhià racconta alcuni episodi del periodo di clandestinità con gli incontri con gli esuli all’estero. Casa Montagnana era frequentata da molti compagni tra cui Gramsci che tenne, nel circolo di via Virle, le sue prime conferenze. Fu nel circolo di via Virle che Santhià e i Montagnana ebbero le prime esperienze politiche con Tasca, Terracini e più tardi anche con Togliatti e Pagella. Al circolo i Montagnana svolgevano anche servizi pratici, come tutti gli altri: Santhià ricorda che Mario fece anche il cameriere ma ben presto venne esonerato dal compito perché rompeva tutto. Benché i Montagnana fossero di origine medio borghese, non si notava la differenza di classe con gli operai che li frequentavano se si fa eccezione per la preparazione culturale. Santhià ricorda che in quegli anni la maggior parte degli operai erano analfabeti e lui stesso aveva frequentato solo fino alla seconda elementare, imparando di fatto a leggere grazie al giornale “Avanguardia”. Figlio di madre vedova, con quattro fratelli, Santhià iniziò a lavorare già a 8 anni; a 9 anni si trasferì da Santhià (comune di nascita) a Torino con altri amici per cercare lavoro. Ricorda che andarono ad abitavamo tutti insieme in una stanza in barriera di Milano dove poterono contare sul sostegno economico di alcuni negozianti nei momenti in cui restavamo senza lavoro. Durante la scissione del 1921, Rita aderì immediatamente al PCI, mentre per Mario ed Oberti, idealmente più legati al PSI, fu fondamentale l’influenza di Gramsci. Clelia invece non volle mai abbandonare i socialisti, anche se collaborò sempre con il partito comunista. Santhià ricorda che casa Montagnana era piena di libri e tutti leggevano molto: la nonna aveva sempre un libro in mano e leggeva, in italiano ed in francese, mentre pelava le patate, mentre cuciva o camminava per strada. Rita e Togliatti si erano già conosciuti a Torino, alla sede dell’Ordine Nuovo, ma il loro rapporto si definì quando si trovarono a Roma a lavorare per il partito. Olivio Berga era una persona molto calma, intelligentissimo, ma chiuso in se stesso. La sua attività nel partito era di tipo amministrativo: Santhià lo definisce un uomo da cooperativa piuttosto che da partito. Paolo Robotti era fenomeno a sé, con un carattere molto irruente. Amava sentirsi parlare e qualsiasi occasione era buona per aprire una discussione. Rina Piccolato invece era innamorata di Mario ma non ne era ricambiata. Santhià passa infine a parlare di sé: durante il militare era stato condannato due volte a morte ma, grazie al sostegno del comandante di reggimento, si era salvato. Per quel motivo non aveva mai ottenuto il congedo e quindi non poté avere il passaporto. Eletto delegato, nel 1921, per il III congresso dell’Internazionale a Mosca, dovette ricorrere ad una serie di sotterfugi per passare le diverse frontiere. Riuscii comunque ad arrivare in Russia e si dovette confrontare con un paese sprofondato in una terribile crisi economica. Conclude l’intervista, raccontando dei suoi rapporti con i Montagnana durante il periodo della clandestinità e alla Liberazione.