Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino

Giorgina Levi intervista Augusto Prioglio sulla sua vita

Audiovisivo
  • Segnatura definitiva

    Fipag/GA_Levi/Audio, raccoglitore 4, audiocassetta 6

  • Durata

    1 ora, 28 minuti, 15 secondi

  • CRONOLOGIA* E ALTRE DATAZIONI

    • Definizione cronologica 6 gennaio 1978
    • Datazione * 6 gennaio 1978

  • Descrizione

    Giorgina Levi intervista Augusto Prioglio, nato il 1° marzo 1896, sulla sua vita. La famiglia viveva a Savigliano (dove lui era nato), una città dominata economicamente da un lato dall’industria metalmeccanica (Officine di Savigliano, in cui lavoravano circa 1000 operai) e dall’altro, dall’industria tessile (tessitura, cardatura ed il mercato dei bachi da seta). Prioglio racconta che il papà era artigiano calzolaio e, segretario della sezione socialista, nel 1897 dovette emigrare per motivi politici; rientrato in Italia, dovette affrontare gravi problemi economici. Il primo figlio morì per un incidente sul lavoro e, nel 1901, la famiglia si trasferì a Torino, affrontando anni molto difficili. Erano iscritti al circolo socialista Avanti di via Nizza; il secondo fratello di Prioglio faceva parte del direttivo del circolo che, oltre alle altre attività, aveva una compagnia filodrammatica chiamata Edelweiss che metteva in scena operette e drammi in piemontese. I circoli più noti erano quello di Borgo Vittoria, l’unica Casa del Popolo di Torino, e il circolo Carlo Marx, la cui sede era nell’area della Carpano. Secondo Prioglio, nei circoli, almeno dal 1902 fino alla Prima guerra mondiale, si svolgeva attività politica. Ricorda poi le Società di Mutuo soccorso in Borgo San Salvario: la Società di Mutuo Soccorso Cristoforo Colombo, i Fossanesi e un’altra. Prioglio frequentò la scuola fino alla quinta elementare poi andò a lavorare in un’officina e, dopo una giornata lavorativa di dieci ore, frequentava corsi serali di disegno alla Silvio Pellico. Dopo un anno, lasciò l’officina per lavorare come fabbro calderaio fino ai sedici anni d’età. A 19 anni entrò il FIAT come manovale ma ben presto si sentì demansionato e si licenziò. Nel 1911 partecipò agli scioperi contro la guerra coloniale in Libia, come iscritto ai giovani socialisti ed alla FIOM; nel 1917, durante gli scioperi del pane e contro la guerra, era in piazza Sabotino mentre bruciava la chiesa di San Bernardino e cantava la canzone “A Turin ai manca tut”. Ricorda l’Associazione Generale degli Operai, una società cooperativa di mutuo soccorso sorta nel primo decennio del XX secolo, che si fuse con quella dei ferrovieri dando vita all’Alleanza Cooperativa. L’Associazione era la proprietaria dello stabile della Camera del Lavoro in corso Siccardi, sede di tutti i movimenti politici, mutualistici, sindacali e culturali di Torino. Era presente, nel palazzo, anche un teatro piuttosto grande, dove vennero rappresentati importanti lavori teatrali e si tennero concerti. All’inizio della Prima guerra mondiale venne subito riformato per l’altezza, ma con una seconda visita, venne fatto partire ugualmente. Finita la guerra, tornò a fare il fabbro, girando per i vari laboratori della città. Poi, nel 1921, aderì al Pd’I e si impegnò a far aderire i vari circoli cittadini alla frazione comunista. Nel 1922 rientrò in Fiat come calderaio; con la frazione comunista decisero nel 1926 di riconquistare la FIOM: presentarono, con cento firme, una lista di comunisti FIOM per le elezioni delle commissioni interne e vinsero quasi ovunque (ad eccezione della FIAT centro). La prima azione politica fu una trattativa con la direzione Fiat per l’aumento degli stipendi e la revisione delle tariffe del cottimo collettivo. La rivendicazione ebbe successo, ma successivamente la FIAT usò le loro firme per la presentazione della lista per individuare i comunisti nella fabbrica e, tutti e cento i firmatari, vennero licenziati. In quell’anno si recò a Mosca con Togliatti per il III congresso dell’Internazionale Comunista. Dopo le leggi eccezionali, del novembre 1926, Prioglio ricorda di essere stato arrestato e tenuto alle Nuove fino al 10 di gennaio quindi, su sentenza della Commissione Provinciale del Confino, venne inviato, prima a Favignana (con Roveda e un anarchico) e poi, dopo tre mesi, a Lipari. In Sicilia restò fino al 1931. Nel 1934 venne nuovamente arrestato, processato e condannato a due anni. Nel 1935 riuscì a evadere e a tornare a casa; cercò poi di espatriare, ma lo bloccarono, lo processarono e lo condannarono a cinque anni di confino a Ventotene. Dopo qualche tempo, venne spostato in una colonia agricola nei pressi di Matera. Tornato a casa, due mesi prima dello scoppio della guerra, riuscì a trovare lavoro in un’officina militarizzata, che lavorava per l’aeronautica, ma poco dopo il 25 luglio del 1943 l’officina fallì e lui perse il lavoro. Durante i bombardamenti del 1944 venne contattato da Osvaldo Negarville e raggiunse la Resistenza in val di Lanzo. Alla Liberazione tornò a Torino con la 105° Brigata Garibaldi. Dopo la liberazione, venne nominato presidente della MALF, Mutua Aziendale Lavoratori Fiat e tale rimase fino al 1954. Nel frattempo tornò fare l’operaio collaudatore a Mirafiori e mantenne la sua posizione fino alla pensione.


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