Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino

Giorgina Levi intervista alcuni iscritti del PCI sull'associazionismo operaio ad Ivrea in relazione all'esperienza olivettiana

Audiovisivo
  • Segnatura definitiva

    Fipag/GA_Levi/Audio, raccoglitore 5, audiocassetta 16.1

  • Durata

    26 minuti, 15 secondi

  • CRONOLOGIA* E ALTRE DATAZIONI

    • Definizione cronologica senza data

  • Descrizione

    Giorgina Levi intervista tre iscritti al PCI di Ivrea chiedendo loro, innanzitutto, se, nella zona, vi siano state esperienze rilevanti di associazionismo operaio. La risposta è genericamente negativa sebbene si sottolinei che ad Ivrea siano sono state fatte alcune esperienze da parte del movimento di Comunità. La prima di queste è senz’altro la creazione di una cantina sociale dei viticoltori della Serra durata poco tempo; la seconda esperienza è la creazione dell’associazione di tipo cooperativo dei contadini di Montalenghe per l’allevamento del bestiame. Venne acquistata, con una notevole somma di denaro in buona parte proveniente da Olivetti, una cascina e macchinari, ma l’esperienza non divenne mai autonoma e quando si interruppe la catena dei finanziamenti, la cascina dovette chiudere. Attraverso queste iniziative si voleva dimostrare che era possibile creare organismi associativi di lavoratori da parte padronale.
    Diversa fu invece la creazione del centro comunitario di Palazzo, diventato poi Centro Comunitario Canavesano dove si svolgevano i dibattiti politici e organizzativi di Comunità. In Olivetti esisteva una sezione della fabbrica che si occupava di iniziative ricreative e culturali di tipo editoriale, cinematografico, fotografico. Le iniziative pubbliche si svolgevano normalmente al Cinema Cavour nel centro di Ivrea: a questo proposito uno degli intervistati ricorda la presentazione del libro sui fratelli Cervi cui prese parte anche papà Cervi. La forza economica ed organizzativa della Olivetti però sovrastava totalmente il bisogno di aggregazione degli operai, cosicché le iniziative diventavano una manifestazione del paternalismo della società. Segue una lunga digressione sulla figura di Franco Momigliano, responsabile delle relazioni sindacali alla Olivetti, ma che fu sempre fortemente critico rispetto all’esperienza del Movimento di Comunità. Particolare invece fu la situazione nell’alto canavese (Valperga, Cuorgnè, Pont, Forno) dove esistevano strutture e case di proprietà di cooperative e società di mutuo soccorso. La solidarietà operaia nacque in quelle zone con le prime attività industriali. In quei centri Comunità non attecchì mai perché lì esistevano già esempi di solida aggregazione strettamente operaia. L’esperienza di Comunità viene considerata dai tre intervistati come un fenomeno complessivamente negativo, perché ha costruito, sul lungo periodo, una mentalità operaia e dei quadri di fatto subalterna ad Olivetti; sicuramente negli anni ’50 i lavoratori godettero di notevoli vantaggi rispetto ai lavoratori di altre grandi fabbriche, ma questi vantaggi scomparvero negli anni ’60.

     


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