Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino - Polo del '900

Giorgina Levi intervista Vito D’Amico sulle attività culturali ricreative e sportive del Fronte della Gioventù

Audiovisivo
  • Segnatura definitiva

    Fipag/GA_Levi/Audio, raccoglitore 5, audiocassetta 16.2

  • Durata

    29 minuti, 09 secondi

  • CRONOLOGIA* E ALTRE DATAZIONI

    • Definizione cronologica 26 marzo 1980
    • Datazione * 26 marzo 1980

  • Descrizione

    Giorgina Levi Vito D’Amico sulle attività culturali ricreative e sportive del Fronte della Gioventù
    Vito D’Amico ricorda che il Fronte della Gioventù, si era formato durante la guerra di Liberazione, grazie all’iniziativa da tutte le formazioni politiche del CLN, e aveva compiti politici e militari. Solo i cattolici privilegiarono l’azione politica e non parteciparono alle azioni militari. Nacque come organismo nazionale sebbene ebbe prevalentemente una diffusione nel nord. Il primo segretario fu Enrico Berlinguer e la FdG fu la prima a inviare una delegazione giovanile in URSS dopo la guerra. Andreotti verso la fine del 1946, come responsabile del settore giovanile della DC, ruppe l’unità nazionale del Fronte che, al nord, sopravvisse fino al 1949, quando venne creata la FGCI, di fatto con il solo apporto dei giovani comunisti. La sede centrale torinese era in Vanchiglia in Via Guastalla, nella ex Casa del Fascio e era dotata di palestra e saloni idonei a tutte le attività sportive e ricreative. Il Fronte aveva in ogni fabbrica il proprio comitato di giovani con la responsabilità, riconosciuta dalla azienda, di dirigere e organizzare tutte le attività ricreative e culturali. D’Amico passa poi a raccontare della vicenda della FG alla FIAT, di unica di cui ebbe esperienza diretta. Nell’immediato dopoguerra alla FIAT, e probabilmente anche in molte altre grandi aziende, esisteva un comitato aziendale del Fronte della Gioventù. Alla FIAT, durante la gestione commissariale (1945-1946), la Direzione dei Servizi Sociali (dopolavoro, biblioteca, scuola allievi FIAT e le varie attività sportive e ricreative) venne affidata a Battista Santhià, che delegò alla FG l’organizzazione diretta delle attività nelle singole sezioni. Tutte le cariche organizzative erano elettive e le scelte avvenivano sempre con la piena partecipazione degli aderenti. A questo proposito ricorda l’esperienza della scuola Allievi FIAT il cui curriculum di studi venne completamente rivoluzionato, oltrepassando le caratteristiche degli insegnamenti puramente professionali. Tra le iniziative di rilievo della FG di quegli anni, D’Amico ranche ricorda la costituzione, nel 1946,  di una squadra FG Fiat di ciclismo, organizzata da Pensati e guidata dal caposquadra Astrua che partecipò al Giro d’Italia. Nel 1949 il Fronte della Gioventù di fatto venne estromesso dalla FIAT e tutta l’organizzazione delle attività ricreative tornò, sotto lo stretto controllo aziendale, alla Direzione dei Servizi Sociali di Santhià che ne continuò l’opera in modo abbastanza democratico fino al suo licenziamento, nel 1952. Si sofferma poi sull’esperienza delle Avanguardie Garibaldine che nacquero nel 1948 con l’obiettivo di difendere i seggi nelle elezioni di quell’anno. Anche in questo caso si sarebbe voluto creare una organizzazione unitaria, ma a prevalere fu l’orientamento comunista; il primo obiettivo delle AG era di prendere contatto con i problemi della città tentando di affrontarli con il lavoro volontario: al sabato i giovani delle AG si mobilitavano per andare ai Poveri Vecchi a fare pulizia o a ricostruire circoli e impianti sportivi distrutti dalla guerra; lavorarono anche alla FIAT, in inverno, in locali senza vetri e in azioni di supporto al Comune in quella azione che si poteva definire di ricostruzione. Venivano organizzati dibattiti e feste danzanti come quella del 8 di aprile presso il circolo della FIAT, e le prime gite al mare o anche semplicemente in provincia. Tali iniziative venivano anche prese dai circoli e dalle case del popolo a livello di quartiere. Torna quindi a parlare delle attività del Fronte della Gioventù che videro la partecipazione di professori universitari e intellettuali piemontesi. La biblioteca FIAT fu, in quegli anni, uno dei centri di dibattito politico culturale della città cui collaborarono, tra gli altri, anche Pavese, Calvino e Todros. Termina confrontando le linee di politica culturale della FIAT e della Olivetti l’una con le caratteristiche vallettiane dell’autoritarismo e della repressione politica, l’altra più aperta e intelligente anche se paternalista e tale da sottrarre anche militanti alla prospettiva di politiche aziendali avanzate.

     


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