Fondazione Carlo Donat-Cattin - Polo del '900

Minuta di lettera di Carlo Donat-Cattin al presidente del Consiglio dei Ministri Mariano Rumor, Roma 26 febbraio 1970

Unità archivistica
  • Segnatura archivistica

    FCDC TO Archivio Carlo Donat-Cattin 1088

  • Data

    26/02/1970

  • Contenuto

    "Le notizie che vengono diffuse sull'andamento delle trattative per la costituzione di un nuovo governo hanno sollevato notevoli apprensioni in molti dei responsabili delle confederazioni dei lavoratori per quanto riguarda le direttive di politica economica e sociale. Non sono in grado di valutare se quelle preoccupazioni siano fondate in tutto o in parte mancandomi la conoscenza del riservato dibattito che ieri è stato sospeso e tuttavia ritengo mio dovere informarti dello stato di animo che ho rilevato e delle sue motivazioni perché tu possa valutarne la portata e le conseguenze.
    Le notizie che hanno allarmato riguardano l'accentuazione che è emersa sulla necessità del contenimento della spesa pubblica in rapporto con una valutazione, che sarebbe stata accettata, di oltre 3.800 miliardi di fabbisogno pubblico da coprire ricorrendo al mercato finanziario. Attorno a questa indicazione si allineano altre informazioni secondo le quali un più sereno rapporto formulato dal gruppo dei consulenti tecnici del ministero del Bilancio e della programmazione non verrebbe reso pubblico perché non si abbia una valutazione migliore della prospettiva mentre il campo delle riforme sarebbe sgombro da ogni iniziativa per il 1970, trattandosi di "un anno duro" nel quale la severità dovrebbe consistere nel non incrementare la spesa per gli impieghi sociali.
    Non intendo entrare in argomento, specie nella incertezza sulla reale esistenza di codeste posizioni, ma soprattutto perché mi preme rappresentare la necessità che alcuni temi di riforma non possono essere ulteriormente disattesi.
    Una organica politica della casa, il concreto avviamento del servizio sanitario nazionale nonché il passaggio degli statali all'assistenza sanitaria diretta e l'impostazione della politica dei trasporti nelle aree di intensificata urbanizzazione sono tre punti sui quali occorrono immediati, specifici impegni tanto per far fronte alla domanda politica posta dalle forze sociali organizzate, quanto per provvedere ad una decisa incidenza su sprechi e disfunzioni, che a medio e a lungo termine provocano disseti nella finanza pubblica assai più gravi della maggiore spesa iniziale necessaria per risolvere i problemi indicati.
    È bene tenere presente, per quanto riguarda la politica della casa, che lo stesso rapporto congiunturale della commissione della CEE del mese di gennaio, nella sua pur negativa indicazione di strumenti deflazionistici, prevedendo una notevole riduzione della produzione edilizia privata, sollecita una robusta spinta nel campo dell'edilizia popolare e sovvenzionata. È chiaro tuttavia che un'organica politica della casa non può esaurirsi in qualche stanziamento in più, ma deve partire da quella severa politica dei costi che abbatta il valore dei suoli, controlli i prezzi dei materiali da costruzioni e giunga quindi a regolamentare i fitti in condizioni diverse da quelle presenti.
    Per quanto riguarda l'avviamento al servizio sanitario nazionale, il disavanzo che il sistema mutualistico assommerà al termine del 1970 è ormai previsto in 1.270 miliardi senza avere recepito la nuova convenzione con i medici generici, per la quale si stanno avviando le trattative, e i livelli assolutamente insopportabili delle rette ospedaliere, aumentate negli ultimi mesi di oltre il 70% e che non credo possano essere accettate né dalle mutue né dal servizio nazionale con una incidenza superiore al 20% di aumento annuo.
    Noi siamo pressoché pronti a trasferire l'assistenza ospedaliera e specialistica al servizio nazionale e non siamo d'altra parte in condizione di continuare col sistema attuale: si faranno a malapena gli stipendi di febbraio, mentre è ricominciata l'insolvenza verso gli ospedali e i farmacisti.
    La questione dei trasporti nelle aree di intensificata urbanizzazione è ora legata al rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri, che le aziende hanno firmato con la condizione di applicarlo quando siano noti i provvedimenti governativi in materia. Se l'esame del problema avviato dal CIPE dovesse concludersi con un nulla di fatto, riprenderebbe e in forma più massiccia l'agitazione degli autoferrotranvieri con probabile estensione a tutto il sistema nazionale dei trasporti.
    Devo poi aggiungere che un'altra esigenza espressa dai sindacati operai, a fronte delle concesse, proposte e ventilate esenzioni e facilitazioni fiscali sui capitali, riguarda un consistente sgravio fiscale sulla parte inferiore dei redditi di lavoro; e che, inoltre, sembra un'amara truffa consumata sulle spalle dei pensionati quella che, dopo aver concesso un aumento del 10% di pensioni in gran parte modestissime, non voglia far funzionare già nel 1970, quando l'aumento dei prezzi ha assorbito più della metà dell'aumento, la scala mobile.
    Il quadro che ho ritenuto doveroso esporti può sembrare pesante se non si considera, ripeto, che l'inazione rispetto all'attuale andamento delle cose nei tre settori da riformare finirà per avere costi economici altissimi e forse un ancor più alto costo politico.
    Le modificazioni intervenute nell'intero sistema dalla parte della domanda non sono certamente tali, per l'attenta valutazione che abbiamo potuto farne al ministero del Lavoro sotto l'aspetto salariale, da costringere ad una politica identica o simile a quella attuata, non soltanto secondo me con molti errori, nel 1964. Il fabbisogno pubblico sul mercato finanziario va, d'altra parte, valutato non con riferimento ad astrazioni, ma con riferimento ad un bilancio preventivo di cassa per rendersi conto che è più modesto di quanto artificiosamente non figuri in altre impostazioni. Esiste spazio per coprire il previsto fabbisogno pubblico, per dare agli investimenti privati quanto occorre e per avviarsi in concreto sul terreno delle riforme.
    Un rilancio e una funzione positiva della politica di centro-sinistra non possono dipendere tanto o soltanto dalla soluzione di problemi di schieramento, ma anche e soprattutto dalla credibilità che si acquista con un impegno e una azione concreta nel campo di riforme che spezzino vecchie e consunte costruzioni e spostino equilibri superati di potere.
    Il resto, cioè il fare appello a un cumulo allarmistico di preoccupazioni che hanno assai relativo fondamento, può superare i limiti della giusta prudenza e diventare obbiettivamente una politica attraverso la quale si vuole ricostituire un vecchio rapporto di forza tra le classi popolari e i centri tradizionali di potere economico mantenendo pure la tradizionale alleanza tra potere politico e potere economico. Risulterebbe allora difficile alle forze operaie organizzate disporsi ad un confronto positivo, se pure dialettico, con l'azione politica e non inasprire il contrasto sociale.
    Spero che tu voglia accogliere queste indicazioni, gli elementi delle quali ho raccolto e coordinato nell'espletamento del mio ufficio, come un atto di collaborazione. Ritengo personalmente che sia poi opportuna una tua diretta consultazione con le segreterie confederali e anche la pubblica notizia di quell'incontro".

  • Note

    carta intestata "Il Ministro per il Lavoro e la previdenza sociale"; pubblicata in L'Italia di Donat-Cattin. Gli anni caldi della Prima Repubblica nel carteggio inedito con Moro, Fanfani, Rumor, Forlani, Andreotti, Piccoli, Zaccagnini, Cossiga, De Mita (1960-1991), a cura di V. Mosca e A. Parola, Marsilio, Venezia 2012


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