Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino

"Libertà, liberalismo". Relatore: Mario Deaglio. Torino, mercoledì 29 ottobre 1996

Unità archivistica
  • Tipologia
    Unità archivistica
  • Data
    20 ottobre 1996
  • Descrizione
    Libertà, liberalismo
    Di Mario Deaglio
    Relazione del prof. Mario Deaglio dal titolo “Libertà, Liberalismo” tenuta il 29 ottobre 1996 nell’ambito della scuola di formazione civile e politica
    La scelta del professor Deaglio è di suddividere il suo contributo in due parti: la prima, teorica, sui concetti di “libertà e liberalismo” richiamandosi alle principali scuole del pensiero economico dall’800 in poi e la seconda mirata ad esaminare come si manifesta il mercato nelle società odierne, vale a dire come le società capitalistiche affrontano il problema della libertà.
    Dalla disamina dei tre livelli di libertà riconoscibili nello svolgersi dei secoli: libertà di pensiero in quanto differente da quello dominante, di espressione di questo pensiero attraverso le arti e le scienze e, infine, di azione politica allo scopo di incidere sulla realtà come la libertà di stampa e di associazione, il professore si sofferma sul passaggio dalla libertà “di” alla libertà “da” che ha caratterizzato il ‘900 e spostato l’esercizio della libertà dal piano individuale a quello collettivo ispirando il processo di redistribuzione delle risorse per garantire a tutti condizioni che prima non esistevano (sistema sanitario universale, sistema pensionistico).
    La relazione evidenzia dunque come la libertà sia in funzione di due fondamentali elementi: l’ampiezza delle alternative che è data dalla società circostante e il reddito equivalente alla capacità di esercitare una scelta sopportandone i costi. Siamo dunque di fronte ad individui che vogliono cose ed hanno potenzialità da offrire e si immagina una società come un insieme di scambi al termine dei quali tutti gli individui si trovano in posizione migliore di prima. Si presenta così la nozione di mercato con la sua importanza collettiva e la conseguente valenza di bene pubblico.
    Fin qui la teoria.
    Dall’esame della varia gamma di comportamenti se ne evidenziano i limiti e allo stesso tempo vengono descritte le regole resesi necessarie a limitarne le storture. La funzione della figura terza, il “banditore”, individuato nella parte pubblica che supervisiona e regolamenta. L’affermazione del concetto liberista del mercato, che vede l’applicazione dell’evoluzionismo darwiniano, dove a competere non sono più produttori e consumatori alla ricerca di una comune convenienza, ma sono i produttori che competono fra loro rendendo ammissibile concettualmente che i più deboli soccombano; un modello che si è trasferito negli ambiti finanziari e delle materie prime e che ha portato il mercato a prendere il posto della politica. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale dentro a questo modello culturale ed economico spiega la sua spietatezza rispetto alle conseguenze sociali.




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