Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci di Torino - Polo del '900
Biografie [di militanti e dirigenti Pci torinese]
Unità archivistica
Segnatura archivistica
Fipag / Pci-To / Garelli / b. 1; f. 1
Data
1945 - 1991
Contenuto
La serie delle biografie dei militanti e dirigenti del Pci torinese è composta da differenti tipologie di documento, che si possono identificare per lo più in:
- questionario a stampa “Biografia di militante” a cura della Direzione del P.C.I. Delegazione per l’Italia del Nord compilato in forma manoscritta dal militante stesso,
- particolareggiate autobiografie dattiloscritte; - scheda biografica per candidatura elettorale (a stampa, compilata in forma manoscritta dal candidato) - sintetiche note dattiloscritte che riportano dati anagrafici, lavorativi e politici1 (questa nota riporta la dicitura "Veterano del Partito" per i nati fra il 1988 e il 1903 ca.).
I dati riguardano 304 persone; i fascicoli sono ordinati alfabeticamente e raccolti in cinque raccoglitori:
A-B (schede 1-69)
C (schede 70-115)
D-G (schede 116-186)
L-P (schede 187-248)
Q-Z (249-304).
La scheda “Biografia di militante” risulta suddivisa in tre aree tematiche: “la prima era quella più strettamente anagrafica in cui, oltre ai dati minimi, veniva chiesto di riportare lo pseudonimo, eredità della clandestinità e della lotta armata, la professione, il grado di istruzione ed eventuali parentele nei corpi di polizia o arresti per «reati di delitto comune». […] La seconda sezione del questionario, molto più «corposa», era dedicata ai trascorsi politici del militante. […] La terza e ultima parte era dedicata alle «persecuzioni subite»”.2
1 Per orientare la consultazione sin dal titolo le prime due tipologie sono identificate con la denominazione "Fascicolo biografico", con una descrizione dettagliata in contenuto; la terza con la denominazione "Nota biografica". 2 Note tratte dal saggio di Marcello Nuccio «Mi sentivo comunista e ritenevo di esserlo». I militanti del Pci di Torino nei questionari e nelle autobiografie del fondo Giuseppe Garelli, in «Qualestoria» n. 2, dicembre 2019, cui si rimanda.