Il fondo «Monte di pietà» conservato dalla Cassa di risparmio di Asti ha una consistenza di 168 unità archivistiche ed è costituito in parte dalle carte prodotte dal Monte prima dell’incorporazione (avvenuta nel 1944), in parte dalle carte prodotte dalla sezione «Credito su pegno» della Crat (dal 1946 al 1983) e conservate insieme a quelle originarie.
Sebbene infatti dopo l’incorporazione il Monte fosse diventato una sezione della Crat, si è scelto di conservarne le carte insieme a quelle precedenti l’incorporazione stessa, per rispettare l’ordinamento originario conferito dal soggetto produttore.
I documenti che costituiscono il fondo aggregato sono pervenuti alla Fondazione Goria, insieme a quelli della Cassa di risparmio di Asti, conservati in scatole recanti indicazioni generiche sul contenuto, oltre ad alcuni registri contabili separati dal resto delle carte. Le car te più antiche conservate nel fondo riguardano il patrimonio e le donazioni al Monte: un registro delle elemosine (1730-1745), un elenco bei beni lasciati in eredità al Monte dal canonico della cattedrale di Asti nel 1745, un inventario dei pegni d’oro e d’argento (1792-1797). Tra la documentazione è stato rinvenuto un inventario dei beni di proprietà dell’istituto nel 1875 (stabili, rendite del debito pubblico, mobili, arredi, utensili e carte conservate nell’archivio) che ha consentito di risalire alla situazione dell’archivio del Monte a quell’epoca. Esso conservava documenti dalla seconda metà del Settecento al 1875, organizzati in «Archivio del Monte» e «Archivio dell’Amministrazione del Monte»: nel primo erano conservati registri dei pegni (entrati, riscattati, venduti ai pubblici incanti), riassunti e prospetti del movimento dei pegni, registri delle entrate e delle uscite, inventari e bollette; nel secondo erano conservati conti finanziari, registri degli ordinati (deliberazioni), contabilità di alcuni tesorieri, pratiche relative agli stabili di proprietà del Monte, verbali di vendita dei pegni all’incanto. Dei documenti che costituivano l’archivio generale del Monte non è stata rinvenuta alcuna traccia nell’archivio, mentre dell’originario archivio dell’Amministrazione sono presenti in parte i conti finanziari, le deliberazioni, la documentazione relativa agli immobili e le carte del tesoriere.
Allo stesso modo non è stato trovato tra le carte l’atto di incorporazione del Monte nella Crat (sebbene indicato nella scatola originale che conteneva gli statuti) ma solo il numero della «Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana» del 21 ottobre 1946 contenente il decreto di convalida dell’incorporazione.
Il fondo – estremamente frammentato – è articolato in nove serie: Statuti e regolamenti; Patrimonio e rendite, relativa alla gestione delle proprietà e dei cespiti del Monte e, soprattutto, di un immobile ubicato in Via Bonzanigo; Amministrazione, che contiene i verbali del Consiglio di amministrazione e la corrispondenza; Contabilità, che contiene registri (mastri, giornali delle polizze di pegno, registri delle polizze riscattate), documentazione relativa ai bonifici e miscellanea contabile; Personale, relativa alla gestione dei dipendenti del Monte, soprattutto del tesoriere, del segretario e del perito estimatore; Attività di gestione dei pegni, in cui sono conservati in massima parte bollettari, polizze, matrici e prospetti; Aste, che contiene le carte relative alle procedure d’asta per la vendita all’incanto dei pegni non riscattati; Ispezione Monte dei pegni, con documentazione raccolta per una visita ispettiva (da parte di un organo con funzione di vigilanza non specificato) al Monte dei pegni, tra il 1970 e il 1976; Documentazione miscellanea.
Il fondo "Monte di pietà" conservato dalla Cassa di risparmio di Asti ha una consistenza di 168 unità archivistiche ed è costituito in parte dalle carte prodotte dal Monte prima dell’incorporazione (avvenuta nel 1944), in parte dalle carte prodotte dalla sezione "Credito su pegno" della Crat (dal 1946 al 1983) e conservate insieme a quelle originarie. Sebbene infatti dopo l’incorporazione il Monte fosse diventato una sezione della Crat, si è scelto di conservarne le carte insieme a quelle precedenti l’incorporazione stessa, per rispettare l’ordinamento originario conferito dal soggetto produttore.
I documenti che costituiscono il fondo aggregato sono pervenuti alla Fondazione Goria, insieme a quelli della Cassa di risparmio di Asti, conservati in scatole recanti indicazioni generiche sul contenuto, oltre ad alcuni registri contabili separati dal resto delle carte. Le carte più antiche conservate nel fondo riguardano il patrimonio e le donazioni al Monte: un registro delle elemosine (1730-1745), un elenco bei beni lasciati in eredità al Monte dal canonico della cattedrale di Asti nel 1745, un inventario dei pegni d’oro e d’argento (1792-1797). Tra la documentazione è stato rinvenuto un inventario dei beni di proprietà dell’istituto nel 1875 (stabili, rendite del debito pubblico, mobili, arredi, utensili e carte conservate nell’archivio) che ha consentito di risalire alla situazione dell’archivio del Monte a quell’epoca. Esso conservava documenti dalla seconda metà del Settecento al 1875, organizzati in "Archivio del Monte" e "Archivio dell’Amministrazione del Monte": nel primo erano conservati registri dei pegni (entrati, riscattati, venduti ai pubblici incanti), riassunti e prospetti del movimento dei pegni, registri delle entrate e delle uscite, inventari e bollette; nel secondo erano conservati conti finanziari, registri degli ordinati (deliberazioni), contabilità di alcuni tesorieri, pratiche relative agli stabili di proprietà del Monte, verbali di vendita dei pegni all’incanto. Dei documenti che costituivano l’archivio generale del Monte non è stata rinvenuta alcuna traccia nell’archivio, mentre dell’originario archivio dell’Amministrazione sono presenti in parte i conti finanziari, le deliberazioni, la documentazione relativa agli immobili e le carte del tesoriere. Allo stesso modo non è stato trovato tra le carte l’atto di incorporazione del Monte nella Crat (sebbene indicato nella scatola originale che conteneva gli statuti) ma solo il numero della "Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana" del 21 ottobre 1946 contenente il decreto di convalida dell’incorporazione.